TARQUINIA – Il Comune di Tarquinia ha inviato le osservazioni alla Cnapi illustrando tutte le criticità legate all’ipotesi di un deposito nazionale di scorie nucleari sul territorio. Con la deliberazione 4 del 28/01/2021 il consiglio comunale di Tarquinia aveva già dichiarato la non disponibilità alla localizzazione dell’area, individuata come VT-25, come tra le 22 aree indicate nella Cnapi nella provincia di Viterbo, per il definitivo smaltimento dei rifiuti a molto bassa e bassa attività e per il temporaneo deposito dei rifiuti a media e alta attività. Ora il Comune ha messo nero su bianco le osservazioni.
“Il consiglio mi impegnava a presentare entro i termini previsti, le osservazioni tecniche alla proposta di Cnapi – spiega il sindaco Alessandro Giulivi – un impegno assolto con l’invio ufficiale del documento per la consultazione pubblica riferita all’avvio della procedura di localizzazione, costruzione ed esercizio del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e parco tecnologico, ai sensi del decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31. Un atto dovuto alla cittadinanza perché arrivi chiaro il messaggio forte, deciso e di rigorosa contrarietà”.
Nel documento, presentato dall’avvocato Noemi Tsuno dello studio Viglione di Roma con l’ausilio dell’Ing. Fabio Nusso e del Dott. Giovanni Ghirga, si chiede, alla luce delle osservazioni, che l’“Area VT-25 Tarquinia, Tuscania” venga esclusa dalle aree ricomprese nella proposta di “Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee alla localizzazione del Parco Tecnologico” pubblicata dalla Sogin S.p.A. in data 5.01.2021. L’avv. Tsuno argomenta e confuta l’analisi dei criteri di valutazione eseguita dalla società per classificare come idonea l’”Area VT-25” compresa tra i comuni di Tarquinia e Tuscania, spiegando che gran parte di tale analisi è frutto di una valutazione decisamente soggettiva e poco attinente ai dati e basata su “6 fattori” che la stessa società ha elaborato al fine di attribuire un ordine di idoneità alle aree.
“In particolare – affermano dal Comune – si è voluto insistere sulla sismicità della zona, sulle aree vulcaniche presenti e sulla distanza dai centri abitati di essa. Vi sono poi altre criticità legate alla mancata valutazione della presenza di produzioni agricole di particolare qualità e tipicità – “si pensi alle numerose produzioni biologiche che caratterizzano l’economia prevalentemente agraria della città di Tarquinia” – e dei luoghi di interesse archeologico – “si pensi al sito Unesco “Necropoli Etrusche di Cerveteri e Tarquinia” -, nonché della presenza di infrastrutture critiche rilevanti e strategiche come la centrale a carbone di Civitavecchia. In riferimento al criterio di classificazione sismica l’“Area VT-25 Tarquinia, Tuscania”, è stata divisa in due parti: una ricadente nel territorio del comune di Tuscania e classificata in “Classe C” poiché “Zona Sismica 2” e l’altra ricadente nel territorio di Tarquinia classificata, invece, in “Classe A2”. “Ma anche se la parte ricadente sul Comune di Tarquinia non è dichiarata “Zona Sismica 2” – è riportato nelle osservazioni – questa è comunque confinante con quella di sismica ricadente su Tuscania, e non può non presentare le stesse difficoltà correlate alla sismicità del territorio, considerato anche che l’”AreaVT-25 Tarquinia, Tuscania” in gran parte ricade nel Comune di Tuscania e, dunque, in “Zona Sismica 2””.
“In riferimento al criterio d’esclusione “ CE1: aree vulcaniche attive o quiescenti” la società, affermando che “l’area non risulta interessata da potenziali processi vulcanici rilevanti ai fini della sicurezza del deposito”, non sembra tener conto del fatto che l’area è caratterizzata dall’Apparato Vulsini, formato dai tre complessi vulcanici di Bolsena, Montefiascone e Latera, e attualmente classificato come non attivo, ma la cui attività vulcanica in passato ha provocato la creazione di una “zona profondamente disturbata”, nella quale possono aversi deformazioni e “assestamenti capaci di dare origine ad attività sismica”. Basti ricordare il tragico evento del 6 febbraio 1971, che ha visto l’area di Tuscania venire devastata da un terremoto. In riferimento al Criterio d’esclusione “CE2: aree contrassegnate da sismicità elevata” la Società afferma: “Il valore di picco di accelerazione (PGA) al substrato rigido, per un tempo di ritorno di 2475 anni, risulta compreso tra 0,170g e 0,210””.
“Grazie all’esaustiva relazione dell’Ing. Nussio – affermano dal Comune – è tuttavia stato possibile dimostrare che non solo la società non ha tenuto conto degli episodi sismici che hanno caratterizzato la zona ricompresa nella “Area VT- 25”, tra i quali, in particolare, il recente terremoto che ha colpito la zona di Tuscania nel 1971, ma che non ha neanche tenuto conto dei dati ricavabili dal Modello di pericolosità sismica della zona interessata presente sul sito web dell’INGV; l’analisi di tale mappa mostra come “in realtà il sito insista su un’area contrassegnata da sismicità elevata”.In riferimento al criterio d’esclusione “CE12: aree che non siano ad adeguata distanza dai centri abitati” la Società afferma che le località abitate più vicine all’area sono quelle di Montebello (a circa 3 km), Tuscania (a circa 8,1 km) e della Localita La Valeria (a circa 10,4 k). La Società dunque non ha minimamente tenuto conto del “centro abitato” di Tarquinia, distante solo circa 10 Km dall’area VT-25, e che tra l’altro è sicuramente quello che può creare maggiori interferenze, visto il notevole afflusso turistico e l’incremento di popolazione durante la stagione estiva. In riferimento al criterio di approfondimento “CA1 Presenza di manifestazioni vulcaniche secondarie”, la Società afferma che “Non e stata rilevata la presenza di emissioni di gas e/o di acque calde.” Si fa presente, grazie alle informazioni date nella relazione dell’Ing. Nussio, che “anche se l’area non presenta emissioni di gas e/o di acque calde, un’analisi estesa alle aree confinanti, evidenzia la varietà di prodotti eruttati e dai fenomeni di vulcanismo secondario che dal Pliocene arrivano fino ad oggi con manifestazioni idrotermali e solfatariche in zona.”».
Per ciò che riguarda i criteri di approfondimento “CA11 Produzioni agricole di particolare qualità e tipicità e luoghi di interesse archeologico e storico” ed il “CA13. Presenza di infrastrutture critiche rilevanti o strategiche”, spiega il Comune, «la Società risponde in entrambi i casi che l’argomento richiede indagini successive, non considerando i criteri della Guida Tecnica 29 dell’Ispra, secondo cui “l’elenco delle aree potenzialmente idonee da proporre nella Cnapi” dovesse essere elaborato “a valle delle (suddette) valutazioni”. Tali tipi di indagini quindi non potevano essere rimesse a “fasi successive del processo di localizzazione”, ma avrebbero dovuto essere oggetto preliminare di valutazione da parte della Sogin S.p.A.In particolare, in riferimento al CA13, la Sogin S.p.A. non ha tenuto in considerazione un dato peculiare della zona in cui insiste l’”Area VT-25”: la presenza sul territorio delle centrali di Civitavecchia e di Montalto di Castro».
Su questo si esprimono le osservazioni a firma del Dott. Giovanni Ghirga, Membro del Comitato degli Esperti della ISDE-Italia e Direttore S. Unità Operativa Complessa di Pediatria e Neonatologia dell’Ospedale San Paolo di Civitavecchia: «Ad aggravare lo stato di elevata radioattività di fondo è intervenuta, negli ultimi 12 anni, la presenza di una grande centrale a carbone, distante solo pochi chilometri in linea d’aria da Tarquinia, la quale ha utilizzato, per la produzione di energia, circa 5.000.000 di tonnellate di carbone l’anno. La radioattività del carbone e potenzialmente pericolosa per l’uomo (a seconda della sua qualità). I livelli di radioattività emessi dal carbone sono bassi e non allarmanti, tuttavia sono cumulativi nel tempo e, da questo punto di vista, possono rappresentare comunque una minaccia che non dovrebbe essere ignorata.” La prossimità di tali strutture non può non influire sulla valutazione dell’”Area VT-25” come non idonea sotto il profilo del possibile “impatto reciproco”, sopra tutto in termini di “radioattività”».