logo
    Salute
    9 Marzo 2021
    L’emergenza in trincea vista dal primario del Pronto soccorso
    Susi: «Con l’allarme della Costa Smeralda cambiò tutto. Ci rendemmo conto del pericolo»

    Il Pronto soccorso dell’ospedale San Paolo è stato sicuramente uno dei reparti più messi alla prova dalla lotta al virus. Il cuscinetto che ha permesso la tenuta del nosocomio cittadino. «Eravamo stati allertati a metà gennaio – ha detto il primario Beniamino Susi – ed eravamo concentrati sulla Cina e sulla provincia di Wuhan, era vissuta come una delle tante emergenze infettive come ad esempio Ebola o Sars. Tutto è cambiato con l’allarme della nave (Costa Smeralda, ndr). Siamo intervenuti per fare i tamponi a bordo, tutti bardati. Il risultato fu negativo ma ci cominciammo a rendere conto dell’entità e soprattutto della vicinanza del virus». C’erano protocolli molto rigidi da seguire, scarse informazioni e conoscenze nulle. «Una patologia – ha continuato – scoperta giorno per giorno sulla nostra pelle. Qui alla Roma 4 abbiamo iniziato a dotare tutti i pazienti di mascherine già da metà febbraio». Un’emergenza fronteggiata grazie allo sforzo sovraumano del personale. «Con spirito di adattamento – ha sottolineato Susi – il reparto è stato rimodellato svariate volte. È stato fatto un lavoro enorme». Susi ricorda con commozione l’episodio di un giovane, quando in Pronto soccorso c’erano pazienti covid intubati, con una malattia neurologica che ha rifiutato di farsi intubare, morendo. Un momento difficile come l’impossibilità iniziale dei pazienti di parlare con i propri cari. Ricordi che lasciano il segno anche su veterani del fronte sanitario.

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA