CIVITAVECCHIA – «In questi giorni abbiamo visto riproporre la “corrente di pensiero” secondo cui si è obbligati ad utilizzare il gas nelle locali Centrali per garantire la sicurezza del sistema elettrico nazionale, in attesa della transizione energetica con fonti rinnovabili».
Inizia cosi una nota firmata da Cgil, Uil, Cna, Confcommercio, Luci spente, Centro del buongusto, Commercianti uniti Civitavecchia, Voce a chi lavora, Civitavecchia c’è, Isde Civitavecchia, Gruppo consiliare M5S, il segretario del Pd Giannini, il consigliere dem Scilipoti, Onda popolare, il consigliere regionale grillino Porrello e quello della Lista Zingaretti De Paolis. Realtà politiche, commerciali e associative che fanno quadrato per dire basta ai combustibili fossili in un territorio che ha già dato tanto, troppo. Utilizzare gas «significherebbe – tuonano – bruciare ancora fossili, proprio quando i maggiori sforzi di riduzione delle emissioni di CO2, secondo l’UE, dovrebbero concentrarsi da qui al 2030, partendo con gli investimenti del Pnrr già per il 2021, 2022 e 2023». Dai dati statistici di Terna emergerebbe una situazione di sovra capacità termoelettrica, che si riflette nel basso fattore di utilizzo medio delle centrali termoelettriche pari al 37%. Nella nota si sottolinea come la produzione elettrica tramite il gas a lungo andare perderebbe competitività sul mercato. Per le varie realtà a muovere gli operatori elettrici è esclusivamente il capacity market. «È dimostrabile – concludono – e dimostrato: dalle fonti rinnovabili solo benefici per la collettività duraturi nel tempo; dai fossili decenni di servitù, patologie cliniche e ricatti occupazionali».