La pandemia ha avuto un impatto significativo sulla conservazione della natura in tutto il mondo, compresa la perdita di posti di lavoro tra i ranger delle aree protette, la riduzione delle pattuglie anti-bracconaggio e i tagli alla protezione ambientale. E 22 Paesi hanno proposto o promulgato dei tagli ai bilanci di conservazione. Più della metà delle aree protette dell’Africa e un quarto di quelle in Asia sono state costrette a fermare o ridurre le azioni di conservazione, come ad esempio la presenza di pattuglie sul campo e le operazioni anti-bracconaggio, ma anche l’educazione alla conservazione e la divulgazione.
A denunciarlo è la Iucn (Unione Internazionale per la conservazione della natura) che pubblica una raccolta di nuove ricerche in un numero speciale di “Parks”, la sua rivista dedicata alle aree protette. Ad emergere è che, per esempio, in Brasile si stima che la riduzione del numero di visitatori porti potenzialmente a una perdita di 1,6 miliardi di dollari per le imprese che lavorano direttamente e indirettamente con il turismo intorno alle aree protette, mentre in Namibia – secondo le prime stime – le riserve naturali potrebbero perdere 10 milioni di dollari di entrate dirette dal turismo.
La pandemia ha colpito anche i mezzi di sussistenza dei ranger delle aree protette e delle loro comunità. Un’indagine sui ranger in più di 60 Paesi ha rilevato che più di un ranger su quattro ha visto il proprio stipendio ridotto o ritardato, mentre il 20% ha riferito di aver perso il lavoro a causa dei tagli di bilancio legati alla pandemia. I ranger dell’America Centrale e dei Caraibi, del Sud America, dell’Africa e dell’Asia sono stati colpiti più fortemente dei loro colleghi in Europa, Nord America e Oceania, dove la maggior parte delle aree protette sono state in grado di mantenere le operazioni principali nonostante le chiusure forzate e le perdite delle entrate legate al turismo.
Per quanto l’impatto di queste cifre sia sconcertante e di vasta portata, almeno 22 Paesi hanno proposto o promulgato dei tagli ai bilanci di conservazione in seguito all’emergenza da Covid-19, azione che va a minare una rete di protezione per molte delle comunità colpite e uno dei nostri più forti alleati contro la diffusione di future pandemie: la natura.