Don Ivan Leto*
Dopo l’entrata trionfale in Gerusalemme, il quarto Vangelo ci presenta una scena che non appare nei vangeli sinottici, nella quale Gesù pronuncia alcune parole toccanti sul suo destino. Alcuni pellegrini greci, cioè alcuni non giudei o proseliti stranieri, provando curiosità per Gesù, vogliono parlare con lui. Perciò cercano un intermediario tra gli apostoli. Ne incontrano due che portano un nome greco, Filippo e Andrea, e dicono loro: “Vogliamo vedere Gesù” (Gv 12,20). Nel quarto Vangelo “vedere” è molto più che vedere con gli occhi del corpo, significa avere un’esperienza personale. E vedere conduce a “credere” e, successivamente, a “dare testimonianza”. Gesù risponde ai greci con grande sofferenza, ma anche con decisione: “E’ venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato” (12,23). Termine chiave nel quarto Vangelo, per Giovanni, “l’ora” si riferisce sempre alla morte e risurrezione di Gesù. Qui l’autore illustra questo termine con sette dichiarazioni o immagini che evocano il mistero pasquale. La prima è il “chicco di grano”, una piccola parabola con un messaggio profondo: dalla morte rinasce la vita. La seconda è “perdere\odiare la vita”, con il fine di “guadagnarla per la vita eterna”, un’espressione con la quale Gesù descrive la sua consegna totale. La terza è la “glorificazione”, termine frequente per indicare la Pasqua di Cristo. La quarta è l’immagine dell’”elevazione” o “esaltazione” della croce, forza che attrae l’umanità intera verso Cristo. La quinta è la “voce” dal cielo, simile a un tuono, segno di una teofania divina, La sesta è l’”ora” presentata anche come “giudizio” definitivo sul male. La settima definizione dell’”ora” è la “morte” intesa non come la fine della vita bensì come un passo verso la gloria.
Don Ivan Leto*
Parroco di San Gordiano
Diocesi Civitavecchia – Tarquinia