Il comune di Sesto San Giovanni ha visto spegnersi l’inceneritore di Core, in via Manin, a un paio di chilometri dall’imbocco della tangenziale milanese. Lo spegnimento della ciminiera dà il via al nuovo progetto, il primo in Italia e che pone la Lombardia all’avanguardia dell’Europa: la biopiattaforma tecnologica del valore di 47 milioni che valorizzerà 65.000 tonnellate di fanghi prodotti ogni anno dai 40 depuratori distribuiti sul territorio della Città metropolitana. Proprio i fanghi, che fino a oggi erano materia di scarto, in alcuni casi da portare all’estero per lo smaltimento, serviranno a produrre ben 19.500 MWh/anno di calore per il teleriscaldamento e recuperare fosforo da impiegare come fertilizzante. In questo modo, il 75% dei fanghi verrà trasformato in energia e il 25% in fertilizzante. Al suo interno, anche un laboratorio di ricerca avanzata che si è già assicurato un finanziamento di 2,5 milioni di euro grazie a un progetto europeo Horizon 2020.
“È il primo impianto con queste caratteristiche autorizzato in Italia – ha dichiarato il presidente di Cap Alessandro Russo – Recupereremo degli scarti facendoli diventare energia, con i benefici anche di carattere economico, sulla bolletta di acqua e rifiuti; un vantaggio per l’ambiente e le tasche dei cittadini. È un progetto passato all’unanimità nei consigli comunali. All’inizio non è stato semplice e c’è stata la giusta diffidenza. A tal proposito abbiamo creato anche un comitato permanente che vigilerà in maniera stretta su ogni fase; dalla demolizione al funzionamento successivo. Core ha una storia gloriosa e oggi parlando con gli stessi dipendenti ho sentito un doppio sentimento che va dalla nostalgia alla curiosità. Ci tengo a sottolineare inoltre che verrà garantita la salvaguardia dei lavoratori Core all’interno del Gruppo Cap”.
L’attuale termovalorizzatore verrà dismesso e demolito nelle prossime settimane per dare inizio ai lavori di realizzazione del nuovo impianto che verrà reso operativo a ottobre 2022 con la messa in funzione della prima linea e a marzo 2023 con l’esercizio di tutto l’impianto industriale. “In sostanza abbiamo impiegato 5 anni per ottenere le autorizzazioni e ne serviranno 2 per la realizzazione. Ma non possiamo pensare ad una economia circolare con impianti vecchi. Dobbiamo ripensarli da zero, immaginando una nuova logica, che vada oltre anche ai pregiudizi”, ha concluso Russo.
Il progetto all’avanguardia, intende rispondere alle istanze europee in fatto di energia e ambiente e può rappresentare un esempio da seguire anche per le altre regioni italiane. Soprattutto alla luce del grande percorso di rilancio che il Paese si appresta a intra-prendere grazie ai fondi del Next Generation Eu.