L’efficienza energetica rappresenta un’importante leva di crescita a disposizione delle imprese consentendo di intervenire sui costi, recuperare competitività e guardare al contempo agli obiettivi generali di decarbonizzazione fissati dall’Ue. Tante le aree nelle quali è possibile intervenire conseguendo risparmi, dall’illuminazione all’aria compressa e molti gli operatori che attualmente offrono servizi di efficienza energetica, come Repower.
Forse è poco noto, ma proprio l’aria compressa è un’importante fonte di consumo energetico, con un impatto in “bolletta” che mediamente si attesta intorno all’11% con picchi del 30% nel settore chimico. Da sottolineare anche che l’Italia rappresenta uno dei più grandi produttori manifatturieri europei e molti sono i settori in questo ambito in cui si fa largo uso di aria compressa per lo svolgimento delle attività, dall’automotive al tessile, dall’alimentare alla produzione di metalli.
A tal proposito, in uno studio dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, si legge che il 70% dei costi sostenuti per un compressore nel suo ciclo di vita sia dovuto al consumo di energia. Secondo il documento, va considerato che dopo 5 anni di utilizzo di un impianto di aria compressa le perdite di rete possono superare il 20% del consumo di aria totale.
Anche piccole perdite possono portare a grande spreco di risorse ed è stato evidenziato come anche negli impianti di recente realizzazione si possano verificare tali eventualità. Da qui l’importanza di adoperare una corretta manutenzione dei circuiti ad aria compressa individuando le perdite, che possono essere collegate a diversi fattori come il consumo di alcune parti, vibrazioni dell’impianto o acqua nel circuito, al fine di eliminarle. Obiettivo: garantire l’efficienza del sistema e la sua affidabilità e durata.
Ma come individuare le perdite in modo scientifico e misurabile? “Ascoltando” il rumore generato dal foro attraverso il quale passa la fuga di aria. Più tecnicamente gli ultrasuoni sono individuabili tramite uno strumento che ne trova l’origine fino a 10 metri di distanza e senza fermare gli impianti. I tempi di payback per questo tipo di intervento sono intorno ai 4/5 mesi.
Tra i servizi diagnostici disponibili, la fonometria è una tecnica di indagine non invasiva e basata appunto sulla ricerca del rumore prodotto dalle perdite di aria compressa. Un’analisi sull’efficienza energetica condotta su oltre 2.500 realtà ha messo in luce almeno un’anomalia relativa all’impianto di aria compressa, in media, nel 40% dei report totali.
Per fare qualche esempio, le indagini condotte all’interno di una conceria hanno evidenziato la presenza di 43 perdite importanti. La loro eliminazione, è stato calcolato, consentirebbe un risparmio annuo di 14.400 kWh, pari a 2.880 euro/anno. E ancora: in una società specializzata nella realizzazione di lavorazioni di carpenteria meccanica, l’eliminazione delle 17 perdite importanti individuate consentirebbe un risparmio annuo di 20.321 kWh, pari a circa 4.000 euro/anno e la conseguente riduzion
e di emissioni CO2 per 6,5 ton.