CIVITAVECCHIA – “Apprezziamo la manifestazione che si è svolta nei giorni scorsi, tesa a mettere al centro dell’attenzione la costruzione di una nuova centrale elettrica a gas, da parte dell’Enel, nel nostro territorio, da affiancare a quella già esistente a carbone che verrebbe mantenuta come riserva. Una manifestazione critica nei confronti del nuovo progetto, ma anche importante per interventi qualificati e per la organizzazione partecipata di numerosi giovani”. È quanto commentano dall’associazione Civitavecchia C’è che ha preso parte all’iniziativa con molto interesse.
“Abbiamo dedotto che proprio in considerazione dei cambiamenti ipotizzabili dalla transizione energetica – hanno spiegato – Civitavecchia e dintorni dovrebbe giustamente ambire ad un futuro diverso da quanto verificatesi in questi ultimi circa 60 anni.Un tempo oltremodo lungo, nel quale la nostra città, nella trasformazione industriale che poi di fatto è diventata monolitica nella produzione di energia elettrica, ha dato molto e raccolto briciole. È sotto gli occhi di tutti lo stato attuale, un territorio devastato nella sua parte migliore, ovvero costa e mare, una popolazione con alto indice di malattie provocate da inquinamento, una occupazione assolutamente insufficiente, molti imprenditori con scarse possibilità di trovare e sviluppare commesse lavorative. È sotto gli occhi di tutti come questa scelta e possiamo dirlo in base ai fatti, ci ha fatto perdere molte posizioni in diversi settori, specialmente nello sviluppo turistico, nel quale siamo stati abbondantemente superati da paesi che erano nati e dediti a tutt’altro. Continuare in questo modo a nostro parere sarebbe come andare incontro alla morte di un territorio, definitiva ed annunciata. Non abbiamo altra scelta se non quella di cambiare radicalmente e ridisegnare un nuovo modello di sviluppo da concordare tutti insieme. Per questo abbiamo bisogno di recuperare l’intero territorio anche quello concesso a seguito delle precedenti scelte, che ci deve essere restituito, bonificato e con adeguate compensazioni, da utilizzare per produrre occupazione nel periodo di transizione, come prevede la legge, nel rispetto dei diritti del cittadino, per territori compromessi a seguito di lunghe permanenza di servitù indispensabili alla Comunità. Questo è quanto crediamo dovremmo chiedere con forza al Governo che gestisce la transizione energetica e non ad Enel che ha già deciso tutte le collocazione nel rispetto di una produzione che deve essere differenziata. Non possiamo continuare a fare finta di non sapere, poiché l’Ente energetico ha comunicato con fonti ufficiali le sue scelte e ci sembra di capire che abbiano optato per confermare i combustibili fossili dove già erano presenti da tempo, dove le zone sono già compromesse, i cittadini un po’ stremati e delusi, altri “accondiscendenti” per non dire peggio ad altri siti in cui le difficoltà erano maggiori ed avrebbero potuto trovare motivate resistenze. Per quanto sopra esposto crediamo che questa debba essere la proposta da fare fortemente, in tutte le sedi Istituzionali – hanno concluso – supportata dai Parlamentari e Consiglieri Regionali, che siano stati eletti nel nostro territorio e non, ma principalmente ad Amministratori e politici locali che dovrebbero rappresentare fortemente le giuste esigenze dei cittadini nelle sede dei rispettivi partiti”.