Patiscono grandi dolori alla schiena senza capirne il motivo. Sono i 40mila italiani affetti da spondilite anchilosante, malattia infiammatoria cronica articolare che insorge tipicamente nei giovani intorno ai 30 anni e può avere gravi conseguenze dal punto di vista lavorativo (per difficoltà a svolgere le proprie mansioni a causa dei dolori e delle ripetute assenze), psicologico e sociale. Se non viene adeguatamente trattata, determina un progressivo irrigidimento della colonna vertebrale con atteggiamenti in flessione obbligata del collo e impossibilità a flettere la colonna.
“A differenza delle altre malattie reumatologiche che sono appannaggio delle donne, la spondilite anchilosante colpisce più frequentemente persone di sesso maschile tra i 25 e i 40 anni – afferma Giuliana Guggino, professore associato di Reumatologia e responsabile dell’Uo di Reumatologia del Policlinico universitario Giaccone di Palermo – si manifesta con lombalgia infiammatoria, un dolore che tende a peggiorare con il riposo e a migliorare con il movimento. Al dolore, però, si associa anche la rigidità che è espressione nel tempo di un danno articolare. Per questo motivo è importante la diagnosi precoce: prima interveniamo e prima possiamo modificare la storia naturale della patologia, evitare che vi siano danni articolari irreversibili, anche grazie ai nuovi farmaci che abbiamo a disposizione. Tra i farmaci di ultima generazione c’è l’upadacitinib, i cui studi hanno dimostrato efficacia e sicurezza nei pazienti con spondilite anchilosante, riducendo l’attività di malattia e quindi il dolore”. Dolore lombare e rigidità articolare, limitazioni nei movimenti e problemi della colonna vertebrale, del bacino o del collo, che non si risolvono e che non hanno una spiegazione sono i sintomi che non vanno ignorati. Meglio parlarne con un medico. Un giovane uomo “con dolore lombare di tipo infiammatorio che dura da più di 3 mesi deve essere sicuramente attenzionato per una sospetta spondiloartrite”, sostiene la reumatologa.