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    Economia e Lavoro, Energia e ambiente, Porto
    18 Giugno 2021
    Stato di agitazione per i lavoratori di Minosse

    CIVITAVECCHIA – Elettrici, metalmeccanici e oggi portuali. I problemi legati a quello che Filt Cgil e Usb definiscono “declino produttivo della centrale Enel di Torrevaldaliga nord” stanno ormai interessando diverse categorie. Tanto che scatta lo stato di agitazione per i lavoratori di Minosse, la società costituita proprio per svolgere le operazioni di scarico del carbone nella banchina Enel.

    “In ragione dei minori arrivi di carbone attesi nei prossimi anni – spiegano i segretari dei due sindacati Alessandro Borgioni e Roberto Bonomi – Enel ha infatti concluso un accordo con la società volto a concretizzare un sostanziale dimezzamento del personale che, a fronte delle 37 risorse attualmente impiegate, dovrebbe condurre a un esubero di ben 11 unità nel 2022 e di altre 6 unità nel 2023. Uno scenario inaccettabile, a cui i lavoratori hanno reagito con un primo segnale votando in assemblea per lo stato di agitazione. I lavoratori non sono ferri vecchi da buttare via quando non servono più. Per anni Enel si è avvalsa del loro qualificato lavoro, mietendo profitti milionari, e adesso non sa fare di meglio che disfarsene senza troppi complimenti. Non è questo che il territorio di aspetta da una multinazionale di queste dimensioni, per di più a capitale pubblico”.

    Filt e Usb tornano quindi a sottolineare come Enel debba garantire nuovo lavoro, occupazione sostitutiva con investimenti puliti, “scoprendo le carte. Da tempo, ad esempio, l’azienda elettrica parla di un deposito doganale da realizzare a Civitavecchia – hanno aggiunto – ebbene, è arrivato il momento di dire se davvero si ha voglia di farlo, con quali prospettive di sviluppo e di impatto occupazionale. Ovviamente per assorbire prioritariamente i lavoratori espulsi dalla centrale, in particolare quelli Minosse che per attinenza professionale potrebbero utilmente essere avviati a un percorso di riqualificazione. Del resto gli spazi per realizzare il deposito esistono già, senza dover aspettare la fine del carbone. Per questo facciamo appello alle istituzioni affinché Enel sia chiamata a chiarire le proprie posizioni e confidiamo che la Regione Lazio, a cui ci siamo rivolti, possa porsi a fianco dei lavoratori e del territorio, al pari dell’Autorità Portuale che abbiamo inoltre interessato anche per le conseguenze che le diverse condizioni operative prospettate e il ridotto utilizzo degli impianti potrebbero avere – hanno concluso Borgioni e Bonomi – sul piano della sicurezza. Attendiamo da Enel risposte di merito”.