LADISPOLI – È invasione di tartarughe “aliene” alla Palude di Torre Flavia. A lanciare l’allarme per un ecosistema fragile, delicato e messo a rischio dall’introduzione di specie animali che lì non dovrebbero stare, sono i volontari della Palude e il suo responsabile, Corrado Battisti. Le acquistano
alle fiere, nei negozi specializzati, le curano e accudiscono in casa e quando diventano troppo grandi decidono di liberarle in natura non rendendosi conto del danno che potrebbero creare all’ecosistema circostante. Solo nella Palude di Torre Flavia ne sono state catturate circa 130, una di queste aveva addirittura raggiunto un peso di oltre 3 chili. Per la cattura, come spiegato da Laura Di Blasio, studentessa in biodiversità e gestione degli ecosistemi a Roma 3, che ha collaborato con i volontari e il responsabile di Torre Flavia, sono state utilizzate delle basking traps, ossia delle zattere solari, che hanno permesso ai volontari di sfruttare la necessità di termoregolazione da parte delle testuggini per poi poterle catturare. Lo scorso anno ne sono state posizionate 5 e 10 questa primavera per un totale di circa 130 testuggini catturate, appartenenti a 6 diverse specie aliene. Alcune sono state liberate dai vecchi proprietari all’interno della Palude, magari pensando di far loro del bene, ma andando a compromettere il delicato equilibrio dell’ambiente circostante. Le testuggini non solo infatti entrano in conflitto con le tartarughe palustri europee ma si cibano di larve di anfibi, di vegetazione rara e trovandosi bene all’interno del nuovo ambiente si naturalizzano e si riproducono. Tra quelle catturate, come spiegato proprio da Laura, sono stati trovati infatti diversi piccoli. La maggior parte di quelle individuate e successivamente collocate in centro autorizzato di detenzione per tartarughe aliene dove potranno completare il loro ciclo vitale senza arrecare ulteriori danni, sono americane in particolar modo del bacino del Missisipi e di una specie di origine cinese, peraltro in via di estinzione nel continente asiatico. Ovviamente da qui l’appello da parte dei volontari e del responsabile della Palude di Torre Flavia, di non introdurre animali all’interno del delicato ecosistema palustre, per non arrecare danni non solo agli animali che già lo abitano ma anche alla flora presente.
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