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    Energia e ambiente
    6 Luglio 2021
    Il gruppo punta il dito e tuona: ''I progetti alternativi ci sono, la giusta transizione non passa dal gas''
    Tvn a gas, Il Collettivo No al fossile: ”Non ci interessa un ridimensionamento”

    CIVITAVECCHIA – “È notizia di queste ore: Enel si accinge a dimezzare il suo iniziale progetto per la costruzione di una nuova centrale turbogas a Civitavecchia. L’impianto passerebbe quindi da due gruppi, per un totale di 1600 megawatt, a un solo gruppo da 800”.

    A commentare la notizia che vede un drastico taglio al progetto per la riconversione a gas di Tvn è il Collettivo No al fossile Civitavecchia.

    “Ma non finisce qui. Infatti – proseguono dal Collettivo – come risulta evidente anche al più distratto degli osservatori, gli iter autorizzativi per questo ed altre decine di analoghi progetti sparpagliati in tutta Italia, sono praticamente tutti fermi. Per questo motivo giovedì scorso il ministro Roberto Congolani, spinto probabilmente dalla sua strana idea di transizione a tutto gas, ha adottato un perentorio atto di indirizzo rivolto a Terna e all’ Autorità per l’energia. La possibilità di costruire nuovi impianti è infatti legata al capacity market, mercato della capacità partito dal 2019, e consente a utility e altri soggetti di partecipare alle aste indette da Terna impegnandosi poi a fornire capacità elettrica in un certo periodo, ricevendo un premio sul prezzo a prescindere dall’energia prodotta. Questo meccanismo consente quindi una sorta di rendimento garantito per pianificare e rendere bancabili tali investimenti di lungo periodo. Oggi però le aziende proponenti sembrano ferme al palo. N el 2019, quando sono state indette le prime aste per il 2022 e il 2023, nessun partecipante aveva in mano le autorizzazioni per costruire i nuovi impianti, tanto che Terna ha consentito di partecipare a patto di avere i via libera entro la fine del 2021”.

    Per No al Fossile gli iter autorizzativi sembrano “però inchiodati in una situazione di stallo e così Terna, con la scusa della pandemia, ha concesso una proroga di 6 mesi alle aziende. Tale proroga è scaduta il 30 giugno scorso, fissando a luglio 2023 la scadenza entro la quale mettere gli impianti in produzione. A fine giugno, come riportato anche sul Sole 24 ore di ieri, di circa 4 mila megawatt erano a un buon punto del processo autorizzativo meno di un terzo degli impianti. Terna, però, non poteva – sottolineano – concedere ulteriori proroghe e di fronte a questo, con l’incombere delle aste per la capacità del 2024, il ministro Cingolani ha deciso di intervenire direttamente, prendendo altri 4 mesi di tempo. In questo scenario assurdo, tra un ridimensionamento dei progetti iniziali (ma i 1600 mw di gas a TVN non erano indispensabili per la tenuta della rete nelle fasi di picco?) e uno scorrettissimo aggiustamento delle scadenze in corso d’opera per garantire i premi delle aste ad impianti non ancora autorizzati, la narrazione tossica di una transizione ecologica indiscutibilmente legata al gas è stata ormai completamente smascherata. L’unica ragione che spinge multinazionali e politica ad investire sul gas è la logica dei profitti privati, con buona pace della lotta all’inquinamento e della buona occupazione sui territori. Proprio per questo, anche alla luce di rumors sempre più insistenti, chiariamo subito che non ci interessa minimamente accettare un ridimensionamento, seppure al ribasso, del progetto iniziale di Enel. Civitavecchia – concludono duri dal Collettivo – ed il suo comprensorio non meritano un futuro di disoccupazione e nuove ciminiere. I progetti alternativi ci sono, la giusta transizione non passa dal gas”.

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