TARQUINIA – «Il seminario nazionale relativo all’individuazione del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, non è “vera partecipazione, ma una semplice pubblicità di atti dell’iter previsto dal D.lgs. n. 31/2010». Lo sostiene con forza Italia nostra, sezione Etruria, dopo le due giornate di incontri organizzati dalla Sogin e dedicati alla Regione Lazio.
«Sogin, come previsto dal D.lgs. n. 31/2010, nell’ambito della, supposta, consultazione pubblica – spiega Marzia Marzoli di Italia Nostra sezione Etruria – ha avviato un seminario nazionale per l’approfondimento degli aspetti tecnici relativi al Deposito Nazionale e Parco Tecnologico, con l’intento di verificare la rispondenza delle aree individuate ai requisiti dell’Iaea-International Atomic Energy Agency e dell’Isin-Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (Guida Tecnica n. 29) e agli aspetti connessi alla sicurezza dei lavoratori, della popolazione e dell’ambiente, e dulcis in fundo, l’illustrazione dei possibili benefici economici e di sviluppo territoriale connessi alla realizzazione di tali opere ed alle misure compensative (di cui all’art. 30 del Decreto Legislativo 31/2010)>.
Il seminario nazionale è iniziato il 7 settembre 2021 e finirà il 24 novembre, tutte le 7 Regioni coinvolte saranno ascoltate in diverse sessioni. La conclusione è prevista per il 15 dicembre 2021, data di pubblicazione del resoconto complessivo dei lavori. La tempistica prevede poi un tempo di circa 240 giorni tra ulteriori osservazioni e con il gran finale della manifestazione di interesse per il sito idoneo, che a detta del dott. Fabio Chiaravalli, direttore Deposito Nazionale e Parco Tecnologico, Sogin, saranno più di uno.
Secondo Sogin i 900 milioni di investimento saranno la chiave per la candidatura dei comuni che avranno la “fortuna” di ritrovarsi un sito idoneo. Le audizioni rimarranno sul canale YouTube di Sogin, comprese le due giornate dedicate alla Regione Lazio, registrate il 10 e l’11 Novembre. I partecipanti erano i portatori di interessi che entro i termini di 180 giorni a partire dal 5 Gennaio 2021 avevano inviato le osservazioni al progetto, nel Lazio circa 40 tra associazioni, Enti locali, Comitati, Privati Cittadini e Società.
Sul Lazio, purtroppo, con 22 siti concentrati sulla provincia di Viterbo, di questi, quelli che destano più preoccupazione sono i 4 siti classificati “Molto buoni”, VT27 a Montalto di Castro e Canino, VT8 a Montalto di Castro, VT36 nel comune di Montalto di Castro, VT12 nei comuni di Corchiano e Vignanello, VT16 nel comune di Corchiano; 2 aree classificate “BUONE”, VT24 nel comune di Canino e Montalto di Castro, infine VT25 nel comune di Tarquinia e Tuscania.
“Sono stati due giorni importanti per spiegare in dettaglio la contrarietà al deposito Nazionale da parte dei relatori che avevano 10 minuti e una presentazione di 5 slide a disposizione – spiega Marzia Marzoli – una partecipazione blindata e per niente interlocutoria; si interveniva e dallo studio commentavano senza diritto di replica. Sono intervenuti per il Lazio, quasi tutti i tecnici incaricati dai sindaci per la redazione delle osservazioni, l’unico sindaco che ha letto la sintesi delle osservazioni è stato il sindaco di Tarquinia».
«Al seminario – spiega Marzia Marzoli di Italia Nostra sezione Etruria – ho rappresentato come presidente di Italia Nostra Sezione Etruria di Tarquinia, Montalto e Canino, anche le altre associazioni che avevano sottoscritto le osservazioni, la Lipu, lega italiana protezione uccelli; Forum ambientalista; il Comitato per il diritto alla mobilità di Tarquinia; il Comitato 100% Farnesiana e il Comitato per la difesa della valle del Mignone. Il mio intervento è stato anticipato da una breve premessa, esprimendo il personale disaccordo con il metodo Sogin che seppur stigmatizzando il grande lavoro di partecipazione dei cittadini, hanno continuato a confondere la pubblicità dell’iter autorizzativo con la vera e propria partecipazione. Le osservazioni sono state pubblicate sul sito ma non vi è stato di certo il tanto declamato dibattito pubblico, in questo percorso il cittadino è stato escluso. La scelta la faranno, soltanto i sindaci anche senza la dovuta partecipazione dei cittadini».
«Anche le risposte in diretta alle numerose domande inviate – prosegue Marzia Marzoli – sarebbero state partecipazione, vera; il risultato è invece edulcorato dalle buone maniere della conduzione. L’area individuata come VT-25 è posizionata a cavallo della SP Dogana che taglia quasi perfettamente a metà la superficie totale dell’area di (ha) 361, ricadenti tra il comune di Tarquinia e quello di Tuscania. La parte appartenente al comune di Tarquinia, circa 150 ettari ed interamente corrispondente al territorio della «Roccaccia», in parte è di proprietà dell’Università Agraria di Tarquinia, terreni soggetti agli usi civici. Ho sottolineato con forza che l’area interessata ad uso civico ha un valore sottostimato dalle indagini tecniche di Sogin, poiché rappresenta l‘eventuale e inopportuna modifica territoriale che renderebbe non fruibili i relativi diritti di uso civico, che ha consentito alle tante generazioni di godere dei beni e del paesaggio intatto che aveva nei secoli precedenti. L’area è in parte coltivata a grano, in parte è lasciata incolta, per questo motivo agli occhi di chi ha scritto la relazione sul sito di VT25, la ritiene di non altissimo valore naturale. Su questo concetto si basa l’errore, ritenere non importante la naturalità dei luoghi e del suo paesaggio. Sapete chi ha già fatto questo errore? L’ha fatto l’Anas con il tracciato verde nella Valle del Mignone, sapete che fine ha fatto il progetto? E’ stato bocciato dal tribunale del Tar, l’opera proposta è dichiarata e documentata in ben due pareri negativi del Minambiente, definita“immiticabile” e non può essere semplicemente oggetto di compensazioni ambientali, in questo caso economiche”.
“Ritornando al progetto della Cnapi, Sogin ritiene che l’area sia poco abitata, l’area è distante 9 km dal nucleo abitativo di Tarquinia, 13 Km da quello di Monte Romano e 10 km dalla località marittima Spinicci (Tarquinia) che insieme a Tarquinia lido d’estate possono ospitare più di 50.000 persone in un giorno, non ci sembra un posto poco abitato. Ho lasciato agli atti una serie di domande: Alla fragilità naturalistica si aggiunge quella sismica, sottostimata nel comune di Tarquinia, ma segnalata nell’area adiacente del comune di Tuscania, come è stato possibile far rientrare questa area tra le idonee? Le linee guida di Ispra potrebbero non tenere conto dell’importanza delle aree naturali? I corsi d’acqua e l’estrema vulnerabilità idraulica dell’area sono stati presi in considerazione? Sui 40 ettari del parco tecnologico saranno autorizzate anche esperimentazioni? Perché non è possibile sapere fin da ora a che cosa è esattamente destinato? L’iter della Cnapi finirà con una manifestazione di interesse, se nessun comune parteciperà come avverrà la scelta? A tutte queste domande ci saranno risposte scritte e pubblicate nelle pagine web del Seminario Nazionale che si chiuderà il 15 Dicembre, dopo di che ci saranno soltanto 30 giorni per le ulteriori osservazioni. Sogin si è presa 11 anni per tirare fuori la proposta, i territori interessati avranno pochi giorni per replicare, questa secondo noi, non è partecipazione».