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    Cronaca, Energia e ambiente
    7 Febbraio 2022
    «Nella Tuscia ci sono vincoli ambientali e paesaggistici che non si possono aggirare»
    DEPOSITO NAZIONALE SCORIE NUCLEARI Oggi ribadita la contrarietà di Regione, Provincia, Comuni e associazioni

    TARQUINIA – “Nella Tuscia ci sono vincoli ambientali e paesaggistici che non si possono aggirare. Da poco abbiamo anche approvato il piano dei rifiuti che non prevede nel territorio un impianto di questo tipo”.

    E’ questa una delle tre motivazioni di contrarietà al deposito nazionale di scorie radioattive illustrate oggi dall’assessore regionale Massimiliano Valeriani nel corso dell’incontro svoltosi a Viterbo, in Provincia, sulla proposta della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) che su 67 siti, individuati dalla Sogin (la società preposta a individuare la zona dove realizzare l’impianto), 22 ne prevede in provincia di Viterbo.

    Oltre all’assessore Valeriani, delegato per il Ciclo dei rifiuti e impianti di trattamento, smaltimento e recupero, erano presenti all’incontro anche il presidente della Provincia di Viterbo Alessandro Romoli, il consigliere regionale Enrico Panunzi, consiglieri provinciali, i sindaci e le associazioni ambientaliste e i comitati. “L’Italia ha bisogno di un impianto unico di stoccaggio per i rifiuti radioattivi – ha spiegato Valeriani – ma il Lazio ha tre centrali su cinque ed è la regione che ha pagato il prezzo più alto della storia nucleare del paese. Le motivazioni per cui siamo contrari sono nero su bianco già dal marzo dello scorso anno”. Provincia, Regione, Comuni e associazioni hanno infatti fatto fronte comune per dire che la Tuscia non è idonea per i rifiuti radioattivi.

    “Il nostro è un territorio non compromesso – ha sottolineato il presidente Romoli – e la realizzazione di un impianto del genere danneggerebbe un importante sistema di turismo e di salvaguardia ambientale che molti comuni del viterbese stanno da tempo portando avanti con successo”.

    Nell’incontro è stato quindi ribadito il netto no nella Tuscia a tutti i livelli: Regione, Provincia e Comuni, con la Provincia che ha espresso la volontà di creare nei prossimi giorni una cabina di regia per facilitare gli aggiornamenti con la Regione Lazio,” così da avere un punto di incontro e avviare una discussione approfondita sul tema”.

    Tra i motivi di contrarietà al deposito nazionale di rifiuti radioattivi illustrati da Valeriani c’è anche l’alta concentrazione di centrali nucleari nella zona: “Le centrali nucleari in Italia sono state realizzate in quattro regioni: Lazio, Campania, Lombardia e Piemonte, ma con una differenza tra la nostra regione e le altre. Oltre alle centrali di Latina e di Montalto, ne è stata costruita una in Campania al confine con il Lazio ed è dunque come se ne avessimo un’altra nella nostra regione. Noi il nostro lavoro lo abbiamo già fatto, non credo ci sia nessun’altra regione in italia che ha sopportato un peso così sulle spalle nella nostra storia nucleare”.

    Anche la vicinanza con Roma rientra tra le motivazioni: “Saremmo l’unica nazione in Occidente che individua un impianto di questo tipo a pochi chilometri dalla capitale. Può sembrare marginale per chi abita a Viterbo, ma non lo è. Negli altri paesi un deposito così non si trova a poche decine di chilometri dalla capitale per ragioni di opportunità e sicurezza nazionale”.

    Dal canto loro le associazioni e i comitati hanno avanzato due richieste: “La Regione faccia pressione sulla Sogin affinché pubblichi le risposte a tutte le osservazioni avanzate in questi mesi dalle amministrazioni regionale, provinciale e locali”; e che “si istituisca un tavolo tecnico al quale, oltre agli enti pubblici, possano partecipare anche comitati e associazioni”.

    Poco o niente, da parte dell’assessore regionale, invece, in merito al progetto di Ambyenta Lazio per la realizzazione di un mega biodigestore da 120mila tonnellate di rifiuti organici all’anno in località Monna Felicita, a Civitavecchia. Il tema, sollevato dal consigliere comunale e provinciale di Tarquinia Stefano Zacchini, è stato liquidato con poche parole dall’assessore Valeriani: “Il tema del giorno non è il biodigestore – ha detto – e comunque il parere favorevole della Regione non è vincolante”.

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