CIVITAVECCHIA – “Il piano di risanamento e la successiva procedura di allerta, approvati nel 2021 dall’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno centro-settentrionale per scongiurare la mancata approvazione dei bilanci (tra cui quello 2020), presentano rilevanti elementi di incertezza e non evidenziano una strategia organica che garantisca un equilibrio finanziario duraturo. In tale contesto, è rilevante il valore del contenzioso (304.686.900 euro) coperto dal fondo solo per il 12%, con un avanzo di amministrazione azzerato dagli accantonamenti”.
È quanto emerge dalla relazione – approvata con Delibera n. 11/2022 – della Sezione controllo enti della Corte dei conti sulla gestione 2020 dell’AdSP Mar Tirreno centro settentrionale, comprensiva dei porti di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta, in cui la magistratura contabile ha confermato il permanere delle criticità connesse alla legittimità della concessione nei confronti della società affidataria del servizio di mobilità.
“Per la già critica situazione di bilancio 2019 – specifica la Corte – aggravata dalla pandemia nel 2020 e 2021, l’Autorità ha dichiarato lo stato di crisi ed approvato un piano di risanamento che ha consentito l’approvazione, ad aprile 2021, del consuntivo 2020 e del preventivo 2021. Il bilancio di previsione 2022 è stato approvato solo in seguito all’approvazione (ottobre 2021) di un’ulteriore procedura di allerta. In calo, rispetto al 2019, risultano gli accertamenti e le riscossioni 2020 per canoni da concessioni. Si riduce del 23% anche il traffico merci dei tre porti (dai 14,6 milioni del 2019 agli 11,2 milioni di tonnellate 2020), per via della contrazione dei traffici di carbone sul ciclo produttivo della centrale Enel. Diminuisce del 5% il traffico dei containers e i passeggeri si riducono da 4,5 a 1,2 milioni (-74%). La gestione di competenza 2020 chiude con un disavanzo di 4,9 milioni di euro, maggiore rispetto agli 1,3 milioni di quello 2019. In modesta crescita il risultato di amministrazione (da 15,5 a 15,8 milioni di euro), con un disavanzo del risultato economico in aumento da 5,4 a 6,2 milioni. Il patrimonio netto mostra una diminuzione pari al disavanzo economico dell’esercizio, attestandosi a circa 72,4 milioni di euro”.
Chiamato in causa anche l’attuale presidente Pino Musolino, che guidato l’ente solo per alcuni giorni dell’anno in esame, ma che ha dovuto approvare il bilancio 2020.
“A prima lettura – ha infatti commentato il presidente Musolino – appare singolare che il referto della Corte dei Conti relativo al 2020, anziché soffermarsi sulle cause e le responsabilità che proprio alla fine del 2020 hanno portato alla bocciatura del bilancio di previsione 2021 e al disavanzo poi registrato nel rendiconto dello stesso anno, si concentri sul piano di risanamento che l’attuale Amministrazione è stata costretta a porre in essere a salvaguardia dell’ente, a causa degli effetti della pandemia ma anche di altre criticità createsi già prima del Covid. Il piano e le correlate azioni di risanamento, di cui io per primo avrei fatto volentieri a meno se avessi trovato un quadro differente e non emergenziale, sono certamente irrituali, ma ritengo che gran parte delle risposte a situazioni di autentica emergenza rivestano per loro natura carattere di straordinarietà. Credo sia però interessante leggere un rapporto sul 2020 che anziché soffermarsi su quanto avvenuto in quell’anno, passi direttamente a giudicare l’efficacia dei provvedimenti adottati nel 2021 per far fronte alla situazione determinatasi dalle scelte compiute dalla precedente Amministrazione l’anno precedente, oggetto del referto. È sicuramente singolare che, in riferimento al 2020 – ha concluso il numero uno dell’ente – venga chiamato a commentare sia il referto relativo a Venezia, come è giusto in quanto presidente in quel periodo, sia quello di Civitavecchia, dove il referto del 2020 viene a ricomprendere anche valutazioni relative al 2021”.