CIVITAVECCHIA – “All’agraria si recita a soggetto e allora nell’articolo stampa dell’ente si legge che l’ordinanza del Consiglio di Stato accoglierebbe “senza riserve le ragioni manifestate dall’Università Agraria” . Ed invece basta leggere l’ordinanza per apprendere che il Consiglio di Stato “Accoglie nei limiti di cui in motivazione l’appello” dell’agraria e nelle motivazioni si specifica che si accoglie “ in attesa del necessario approfondimento in sede di merito” e quindi solo temporaneamente in attesa di ulteriori verifiche. Ma non basta perché sempre in motivazione si dice che l’accoglimento vale “limitatamente alla parte del PAGF non espressamente contestato”, altro che per tutto il piano”.
Lo dice il Comitato usi civici che interviene dopo le dichiarazioni del presidente dell’Università agraria di Civitavecchia, Daniele De Paolis, in merito ai lavori nella valle del Marangone.
“Questo è il modo furbesco – incalzano dal Comitato – in cui agiscono questi personaggi, scambiando la parte per il tutto, mistificando ed utilizzando sempre le risorse monetarie della collettività per andare per le vie legali contro la stessa collettività. E’ lo stesso metodo che si usa per mantenere in vita la perizia Monaci palesemente errata nei contenuti sia per le terre centrali della città, ove contro ogni evidenza ( sentenze del Commissario agli Usi Civici, documentazioni storiche e perizie di professionisti incaricati dalla Regione e dal Comune) si continua a mantenere vincolate le proprietà di 5000 famiglie malcapitate , sia per quelle più periferiche. Oggi infatti sappiamo che anche la zona che la perizia Monaci definisce privato gravato sul litorale tra l’Ideale e la Medusa ( ben 106 ettari) sono stati affrancati e sono quindi completamente liberi da vincoli. Perché allora non si corregge la perizia e si rende giustizia ai tanti cittadini colpiti, invece di continuare con infinite cause? La spiegazione è semplice: il trio De Paolis, Crisostomi e Delmirani, hanno costituito il loro feudo, non sentono ragioni e il decaduto presidente continua a non convocare le elezioni, non permettono dal 2020 neppure nuove iscrizioni ed il pagamento delle quote sociali, non pubblicizzano, come invece dovrebbero, quali sono le terre di proprietà della collettività perché i cittadini possano esercitare i propri diritti. Invece si sono dati il nome di Università agraria, pur non avendo la benchè minima caratteristica di una Università e gestiscono le terre come meglio credono senza che la città abbia i ritorni che, in termini sociali, una organizzazione di tal genere dovrebbe garantire. Un vero scandalo che combattiamo ormai da anni e che oltretutto inchioda ingiustamente gran parte della zona edificata della città. Ormai sono rimasti soli contro tutti, arroccati nelle loro assurde posizioni in uno scontro continuo con i cittadini, le associazioni e le istituzioni. Saranno costretti a cedere, ne siamo certi, ma intanto il danno per l’ente agrario stesso e per la città si fa sempre più consistente. Chiediamo perciò – concludono dal Comitato – alle persone colpite, ai soci privati dei propri diritti , ai cittadini tutti e ai politici locali di partecipare dando sostegno alle iniziative e intervenire perché quanto stanno facendo questi tre personaggi abbia termine il prima possibile”.