CIVITAVECCHIA – “A Monna Felicita serve un biodigestore che sia il più possibile compatibile con le esigenze del territorio. Altrimenti si dà ragione a chi fino a oggi ha considerato l’intera città Metropolitana di Roma Capitale un unico Ambito territoriale ottimale, con lo scopo di esentare Roma dal processamento dei rifiuti”.
A dichiararlo sono i Segretari Generali della Uil Lazio e del distretto Uil Viterbo e Alto Lazio, rispettivamente Alberto Civica e Giancarlo Turchetti. La Uil ha chiesto al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, al vice presidente Daniele Leodori, agli assessori ai rifiuti e alla transizione ecologica, Massimiliano Valeriani e Roberta Lombardi, un incontro urgente.
“È indispensabile – spiegano Civica e Turchetti – anche per segnare una forte discontinuità rispetto alle passate vicende dei rifiuti della Capitale, sospendere in autotutela l’autorizzazione, riaprendo pertanto il confronto sul territorio con tutti i portatori di interesse, anche per evitare l’enorme mole di ricorsi che è facile prevedere. La Uil Lazio – aggiungono – chiede con forza che l’autorizzazione per la costruzione del biodigestore in località Monna Felicita, da 120 mila tonnellate annue, sia rimessa in discussione. Un impianto così grande è sproporzionato rispetto ai bisogni della provincia nord di Roma, fa proseguire il turismo dei rifiuti ed eleva in modo inaccettabile il transito dei veicoli che li trasportano, riversa l’immondizia prodotta da un territorio fuori dai suoi confini e garantisce solo profitto ai privati”.
“Non solo – proseguono gli esponenti Uil – l’autorizzazione per la costruzione del biodigestore si pone di fatto fuori dai criteri individuati nel nuovo Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti approvato dalla giunta regionale nel 2020. Tant’è vero che, oltre a sovraccaricare una porzione di provincia già martoriata da anni di scempi ambientali, il biodigestore non garantisce nemmeno la chiusura del ciclo dei rifiuti in ogni singolo Ato, compreso il sub ato di Roma, così come non tiene conto del parere contrario della competente Asl. Inoltre – proseguono Civica e Turchetti – l’autorizzazione è rilasciata sulla base del silenzio assenso di numerosi uffici ed è carente per quanto riguarda analisi e pareri sulle risorse idriche a rischio di inquinamento. Infine, in questo modo non si dà alcuna forza alla consultazione dei cittadini e non sono coinvolti i sindacati, da sempre presenti nelle vertenze attivate in difesa dell’ambiente. Il tutto, nonostante quanto richiesto da noi fin dallo scorso mese di maggio 2021 in tema di Cabina di Monitoraggio del Piano. Per sancire il principio secondo il quale ogni territorio deve chiudere il ciclo dei rifiuti al suo interno – concludono Alberto Civica e Giancarlo Turchetti – è necessario portare ad approvazione la legge regionale sugli Enti di Gestione degli Ato”.