La scorsa settimana avevamo scritto che serviva equilibrio per risolvere il problema dei licenziamenti di Port Mobility e più in generale per affrontare le diverse e complesse questioni sul tappeto, in porto ma anche in città.
Oggi possiamo registrare con soddisfazione che, almeno per un anno, i 26 posti di lavoro della società di interesse economico generale dello scalo sono salvi.
Si è avverato quello che avevamo auspicato potesse accadere. Da un lato, l’Adsp ha prima preso una decisione importante e non facile: in parte contravvenendo a quanto in astratto scritto negli anni scorsi dall’Anac (prima anche di un mutamento normativo), il vertice di Molo Vespucci ha dimostrato di avere gli attributi per motivare una scelta certamente legittima e ponderata, ma comunque non certo compiuta a cuor leggero, per porre rimedio alle azioni della gestione precedente, che si sono dimostrate improvvide ed affrettate, ed avrebbero avuto, nel contesto attuale, conseguenze devastanti sul piano sociale ed occupazionale.
Servono conoscenza delle norme e coraggio per assumersi certe responsabilità, soprattutto in Italia. E Pino Musolino e Paolo Risso hanno dimostrato, e stanno dimostrando con la loro azione di risanamento dell’ente di Molo Vespucci, di possedere entrambe queste doti, tanto importanti quanto rare nel management e nella dirigenza pubblica di oggi, vittime di un sistema che – bisogna dirlo – di certo non premia chi, cercando di operare con correttezza nella legittimità e legalità, si assume responsabilità per atti di cui poi potrebbe essere chiamato a rispondere nella migliore delle ipotesi anche per un semplice cambio di orientamento giurisprudenziale. Ragion per cui sono sempre di più coloro che preferiscono “galleggiare” non decidendo o rinviando.
Musolino è poi intervenuto con tutto il peso del suo ruolo di garanzia per convincere la proprietà di Port Mobility ad utilizzare gli ammortizzatori sociali, sospendendo i licenziamenti.
E c’è da riconoscere come altrettanto equilibrio sia stato dimostrato dall’avvocato Edgardo Azzopardi, nell’evitare la perdita di così tanti posti di lavoro, pure in assenza di previsioni ottimistiche per la ripresa delle crociere e, anzi, sapendo che il porto avrà sempre meno banchine pubbliche con conseguente diminuzione di servizi richiesti.
Una buona notizia è arrivata quando già l’accesso alla cassa integrazione per un anno era stato deciso: l’archiviazione dell’indagine sul Marina Yachting, ed il proscioglimento da ogni accusa per lo stesso Edgardo Azzopardi e per il fratello Guido, che purtroppo non è riuscito ad avere giustizia prima di andarsene, possono e devono finalmente significare l’avvio di un’opera tanto importante per la città. La credibilità e la solidità dell’imprenditore Azzopardi hanno fatto sì che il progetto del più bel Marina del Mediterraneo resistesse ad una indagine basata su esposti e ricorsi privi di fondamento, che hanno fatto perdere oltre 2 anni alla città, rischiando che i soci monegaschi si ritirassero o che le banche chiudessero le linee di finanziamento alla società. Tutto questo è scongiurato, ma ora in primis il Comune deve fare la sua parte: il sindaco Tedesco dopo essere sceso in piazza più volte a fianco dei lavoratori di Port Mobility, dimostri altrettanta solerzia non solo a parole, ma con i fatti, come l’Adsp, convocando subito la conferenza dei servizi e chiudendo un procedimento sul quale non possono gravare altri ritardi, per quello che significherà il Marina Yachting per Civitavecchia.
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Rassegna stampa dal quotidiano LA PROVINCIA del 27 febbraio 2022