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Un adeguamento tariffario che sia parallelo all’aumento dei costi subito soprattutto in quest’ultimo anno.
È quello che chiedono gli autotrasportatori locali, riuniti nel Consorzio cittadino, alla committenza: richiesta al centro di un documento unitario, sottoscritto da circa 40 imprese, inviato ieri.
Nella lettera è indicato un termine ben preciso: una settimana di tempo per trovare un punto d’accordo ed una risposta che sia convincente, altrimenti gli automezzi verranno spenti e il servizio sospeso.
È quanto hanno annunciato il presidente del Cac Vincenzo Siciliano, il responsabile della categoria dell’autotrasporto presso l’Adsp Patrizio Loffarelli e il presidente di Assotir Claudio Donati, che hanno illustrato quella che è l’attuale situazione del settore. In un anno i rincari sono stati circa del 20%; metà di questo aumento è assorbito dal caro-gasolio, il resto è legato ad altri costi di gestione.
Il Ministero ha pubblicato recentemente un aggiornamento della tabella con i costi minimi legati alla sicurezza che ogni impresa di autotrasporto ha il dovere di onorare. Ma le tariffe attualmente proposte dalla committenza non sono abbastanza capienti.
«Non chiediamo niente più che i giusti riconoscimenti – ha spiegato Siciliano – chiediamo solo di adeguare le tariffe per permetterci di lavorare in sicurezza». D’altronde Civitavecchia, in questo senso, ha fatto e continua a fare scuola proprio sotto l’aspetto della sicurezza e della trasparenza, aspetti sui quali l’associazione ha lavorato duro in questi anni.
«E vogliamo continuare su questa strada – ha aggiunto Loffarelli – le imprese non vogliono cadere nell’illegalità: e lo hanno ribadito, in modo unitario, con questo documento, redatto da Assotir ma generato dalle imprese. Diamo tempo una settimana, poi tireremo le somme delle trattative e, nel caso, siamo pronti a tenere i mezzi fermi nel piazzale e le merci a terra, anche se è l’ultima soluzione che vorrebbero intraprendere. Quello che vogliamo è intraprendere un dialogo con la committenza, che ci auguriamo recepisca il nostro grido di allarme».
Una continua remissione, e così non si può andare avanti: lo hanno ribadito le imprese, gravate da costi insostenibili ormai.
«Abbiamo stretto la cinghia più volte – ha confermato un imprenditore – più di così è impossibile».
Come sottolineato dal presidente di Assotir Claudio Donati «una quarantina di imprese e 150 mezzi sono numeri che non possono essere sottovalutati. Lo scenario internazionale non rassicura – ha concluso – insieme, come fronte unico, queste imprese vogliono risposte, avanzando richieste più che legittime. Dimostriamo grande serietà e ce ne aspettiamo altrettanta da parte elle committenze».
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