CIVITAVECCHIA – Si continua a lavorare a marce ridotte al porto. L’autotrasporto prosegue infatti nella protesta contro il caro carburante e contro tutta una serie di problemi più volte portati all’attenzione ma mai risolti. Da lunedì le imprese che operano nello scalo hanno deciso autonomamente di spegnere i motori e rimanere fermi nei piazzali “vista l’antieconomicità del trasporto ai costi attuali – ha spiegato Patrizio Loffarelli di Assotir – unità della categoria, questa la grande forza degli imprenditori, e adesione totale. Scelta responsabile, seria, che non ha creato confusione, né di disordini, ma ha dato un forte segnale: le imprese vogliono lavorare, ma serve calmierare la speculazione dei carburanti e soprattutto servono regole certe per il settore. Questo è un bell’esempio di come si può manifestare il proprio dissenso, la propria posizione e far sentire la propria voce”. Da ieri sono riprese le attività, ma solamente con tariffe adeguate: perché lavorare sottocosto, lo hanno ribadito più volte in questi giorni dai piazzali, rischia di far uscire le imprese dal perimetro della legalità e della sicurezza. “Ci sono costi incomprimibili – ha aggiunto Loffarelli – e questi vanno sanciti attraverso regole che il Governo deve legittimare”. Al momento i numeri dei servizi sono bassi, si parla del 10-15% della flotta impegnato nel lavoro. Gli altri sono ancora fermi. In attesa anche dell’incontro che la categoria e la rappresentanza delle imprese ha chiesto all’assessore ai Trasporti della Regione Lazio Mauro Alessandri.
Del periodo nero che vivono gli autotrasportatori ed insieme a loro anche tutto il comparto della pesca se ne è parlato anche nel corso della trasmissione settimanale “Network” dedicata a porti e logistica. Ospiti il segretario della Uila Pesca Massimiliano Sardone ed il responsabile della Portualità di Assotir Patrizio Loffarelli.