(Adnkronos) – “In questo momento tutti gli operatori economici ma anche molti cittadini ed istituzioni sono preoccupati per le conseguenze immediate di una crisi al buio, che va evitata per salvare il Paese. Le mie sono considerazioni che nascono da una prospettiva finanziaria di mercato, senza voler in alcun modo intervenire sull’evoluzione politica o di scenari istituzionali. Vedo un segnale positivo che nasce dal Paese e da una generale chiamata al senso di consapevolezza e responsabilità da parte di molti soggetti anche istituzionali del Paese, consapevoli della complessità dei rischi del quadro economico e finanziario cui il Paese va incontro, soprattutto per le fasce più deboli”. Lo afferma Massimo Ferrari, direttore generale di Webuild e docente LUISS “Gestione integrata dei rischi e perseguimento di obiettivi sostenibili”, in un appello rivolto a stampa e istituzioni.
“Questo Governo di unità nazionale – sottolinea Ferrari – è stato costituito per gestire la crisi della pandemia e l’esecuzione del Pnrr, ma da allora si sono aggiunti tre elementi di incertezza: il primo è la guerra in Ucraina, e tutte le conseguenze che comporta; il secondo fenomeno è la spinta inflazionistica a livelli senza precedenti dalla nascita dell’euro, trainata dall’aumento dei prezzi di materie prime, energia e dalle difficoltà nei sistemi di approvvigionamento dalla catena di fornitura, a fronte dei quali le Banche Centrali sono state costrette ad intervenire con l’aumento dei tassi di interesse; e un terzo elemento la crisi climatica e la necessità di nuove fonti di approvvigionamento energetico a minori impatti ambientali, tutti i paesi occidentali sono alla ricerca di una maggiore indipendenza delle fonti energetiche, e già grandi progressi sono stati fatti”.
“Al contesto globale reso debole dalla pandemia si sono quindi aggiunti tre elementi di grande incertezza – rileva Ferrari – che hanno avuto effetti molto significativi sui mercati – i mercati europei stanno vivendo il loro semestre peggiore degli ultimi 50 anni. Negli Stati Uniti, questo è stato l’avvio peggiore dal 1970 con perdite per oltre 9 trilioni di dollari. I mercati primari di raccolta del capitale di debito sono completamente chiusi, con 40 miliardi di bond di società Europe che prezzano come junk bonds”.
“Che effetti avrà l’inflazione e l’aumento dei tassi sul debito pubblico, soprattutto in economie fortemente indebitate come l’Italia (150% del PIL)? The Economist stima che in caso di incremento dei tassi ufficiali di BCE al 3%, Banca d’Italia affronterà maggiori costi relativi alla quota dei titoli di stato italiano detenuti (per effetto delle politiche precedenti di quantitative easing) per 1,2% del PIL. Inoltre, ogni aumento di un punto percentuale di € 460 miliardi di debito in scadenza entro luglio 2024 costerebbe al paese un altro 0,3% del Pil all’anno. Il rischio che i mercati vedono prossimo è quello di una stretta monetaria e conseguente riduzione di fondi disponibili sul mercato dei capitali, con maggiore rigidità da parte di assicurazioni e banche con shock potenziali anche sull’indebitamento diretto delle imprese”, spiega Ferrari.
“L’appello dei sindaci è significativo. L’impressione è che in Italia si stia vivendo una crisi molto poco collegata alla realtà e alle esigenze dei cittadini. I Comuni e quindi gli stessi cittadini verrebbero penalizzati dal ritardo dell’entrata dei fondi del PNRR e la maggior parte delle amministrazioni locali potrebbero rischiare il default se non arriveranno le risorse del PNRR. La soluzione potrebbe essere andare alle elezioni e formare un nuovo Governo con una solida maggioranza? Un voto a settembre-ottobre – evidenzia Ferrari – sarebbe lo scenario peggiore, perché significherebbe una nomina del nuovo governo probabilmente a fine novembre-dicembre, che non sarebbe pienamente operativo prima del prossimo anno. In un momento storico come questo significherebbe lasciare l’Italia senza una guida ferma e senza un consenso parlamentare che consenta di fare le riforme necessarie e completare i percorsi legislativi ed attuativi avviati, soprattutto per i progetti e le riforme legati al PNRR mettendo a rischio l’arrivo delle relative risorse”.
“Anche presupponendo che si riesca a formare una maggioranza che nomini nei ministeri chiave persone estremamente competenti, comunque ci sarebbe – avverte Ferrari – un’enorme perdita di tempo che avrebbe un impatto molto significativo sull’economia reale del Paese. Come si vede una situazione molto complessa che richiama i membri del Governo e le forze politiche alla responsabilità di guidare il Paese fuori da questo momento critico che rischia di far scontare i propri effetti alle categorie più deboli. Scenario che non ha senso se si confronta con la prospettiva di andare alle urne alla scadenza naturale della legislatura di marzo 2023, tra poco più di 6 mesi, considerando il periodo estivo”.