Le misure sono state richieste dalla Procura della Repubblica di Frosinone
FROSINONE – Al termine di una complessa attività investigativa supportata da attività tecniche, il personale della Squadra Mobile della Questura di Frosinone ha dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari, emessa dal Tribunale di Frosinone su richiesta della Procura della repubblica di Frosinone, nei confronti di 4 persone, residenti in provincia e appartenenti ad un agguerrito gruppo criminale da tempo dedito all’acquisto, trasporto e detenzione illecita ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
L’attività d’indagine, avviata in pieno lockdown causato dall’emergenza epidemiologica da COVID-19, ha consentito di portare alla luce l’esistenza del sodalizio criminale e di sgominarlo. La compagine malavitosa, composta da pregiudicati locali e di origine albanese, aveva di fatto monopolizzato le attività connesse al narcotraffico, attraverso l’allestimento di diverse centrali di spaccio in molteplici zone nevralgiche del capoluogo ciociaro, ovvero nella zona alta della città (Case del comune di via del Cipresso e via Garibaldi) e in zona scalo (via Bellini), riorganizzando, attraverso nuove e funzionali alleanze con le famiglie malavitose storicamente dedite a tali illecite attività, lo spaccio continuativo, sul modello “Scampia”, presso il famigerato plesso di edilizia popolare denominato “Casermone-Piramide”, di Viale Spagna, dove i sodali organizzavano veri e propri turni di vigilanza delle vie d’accesso e presidiavano le basi di spaccio per consentire le operazioni di cessione ai clienti/consumatori. Il tutto anche in spregio delle disposizioni legate all’emergenza epidemiologica con continue violazioni del lockdown attraverso un sistema di consegne a domicilio dello stupefacente. Emblematico in merito è il caso di un indagato che, approfittando della possibilità di poter circolare liberamente grazie alla sua appartenenza ad una cooperativa di assistenza ai disabili, ha effettuato svariati trasporti di sostanza stupefacente per conto del sodalizio da Roma a Frosinone; circostanza questa comprovata dal suo arresto durante uno di tali viaggi, quando è stato fermato dai poliziotti con un ingente quantitativo di cocaina.
L’attività investigativa ha consentito di individuare anche i canali di approvvigionamento della cocaina, riconducibili ad esponenti della malavita organizzata operante nello scacchiere sud della Capitale. Nel corso dell’attività di indagine, la Squadra Mobile ha sequestrato circa 3,5 chilogrammi di cocaina e la somma di circa 115mila euro, a testimonianza delle ingenti risorse economiche dell’associazione. In particolare tale ingente somma di denaro è stata rinvenuta all’interno di un’intercapedine in cartongesso all’interno di un appartamento sito in una delle basi minori di spaccio, ubicata nella zona alta della città, circostanza sintomatica della particolare espansione e delle caratteristiche imprenditoriali del fenomeno illecito ricostruito grazie all’attività investigativa.
La diffusività del fenomeno di spaccio è stata cristallizzata in plurimi sequestri di sostanza stupefacente all’interno dei vari citati complessi residenziali di edilizia popolare, dove gli indagati hanno occupato svariati appartamenti destinati alle varie attività delittuose, dal confezionamento della sostanza all’attività organizzativa e di stoccaggio fino allo spaccio vero e proprio.
Si sono inoltre potuti ascrivere ai componenti del gruppo alcuni gravi ed allarmanti episodi estorsivi, avvenuti tramite danneggiamenti seguiti da incendio ad abitazioni private ed auto, in parte finalizzati al conseguimento degli interessi criminali del sodalizio, che si è appurato avvalersi a tal fine dell’uso di armi e di metodi violenti di intimidazione nei riguardi delle inadempienze degli stessi compartecipi e di chiunque è risultato intralciarne gli interessi criminosi. Tutto ciò anche grazie ad un ampio bacino di “manovalanza” cui attingere per sopperire a defezioni conseguenti ad arresti o per altre contingenti motivazioni, tra cui allontanamenti per motivi per così dire “disciplinari”; fenomeni più volte rilevati nel corso delle indagini, nei confronti di coloro che si sono resi responsabili di gravi mancanze, potenzialmente causa di indesiderate “attenzioni investigative”, dinamiche interne emblematiche del radicamento dei fenomeni delittuosi e della spiccata tendenza a delinquere dei componenti della compagine criminale.