(Adnkronos) – Crescono gli appassionati di padel in Italia e, di conseguenza, anche i traumi legati alla pratica di questo sport, soprattutto nella popolazione tra i 35 e i 55 anni. Gli incidenti riguardano soprattutto gomito (20%), caviglia (19%), rachide lombare (14%), spalla e ginocchio (12%). La percentuale degli infortuni aumenta con l’età, un indice di massa corporea elevato e la scarsa agilità dei giocatori. Paolo Arrigoni, ortopedico del team della prima Clinica ortopedica dell’azienda socio sanitaria territoriale Gaetano Pini-Cto di Milano, e appassionato di padel, spiega come evitare problemi, lesioni o traumi.
Il primo consiglio è quello di “non interrompere bruscamente la ‘catena cinetica’ che consente a un giocatore di padel di muovere velocemente la racchetta, riducendo così al minimo gli sforzi funzionali a livello articolare. La catena cinetica – specifica l’esperto – inizia dai piedi e coinvolge le ginocchia, le anche, il rachide lombare e il tronco, la spalla, il gomito, il polso fino alla mano e alla racchetta. Quando il trasferimento di energia non è ben coordinato, la catena si interrompe, determinando un sovraccarico a una o più articolazioni. Nel padel, diversamente dal tennis, si eseguono soprattutto colpi over-head, con sovraccarichi funzionali a tutte le articolazioni. Per questo le articolazioni degli arti superiori sono più suscettibili a lesioni croniche, da overuse e microtraumi ripetuti. Le articolazioni degli arti inferiori, invece, sono più colpite da lesioni acute”.
Come nel tennis, uno dei problemi più riscontrati è la tendinopatia laterale del gomito (epicondilite laterale o ‘gomito del tennista’). Infatti, i tendini del gomito messi sotto stress dalle vibrazioni e dai contraccolpi della racchetta possono infiammarsi, causando un dolore laterale di gomito e innescando anche un processo degenerativo. Per quando riguarda la spalla, il gesto atletico ripetuto può determinare la rottura dei tendini della cuffia dei rotatori. “La cuffia dei rotatori è un complesso muscolo-tendineo che, lavorando in sinergia con il deltoide, permette di sollevare la spalla. Una riduzione di forza e la comparsa di dolore durante l’elevazione della spalla devono sempre far sospettare una tendinopatia o una lesione della cuffia dei rotatori”, sottolinea Arrigoni. Il padel mette a dura prova anche i polsi. La patologia più frequentemente riscontrata a questo livello è la tendinopatia dell’estensore ulnare del carpo, conseguenza dei ripetuti colpi di diritto. Anche la lesione del complesso fibrocartilagineo-triangolare può insorgere in atleti che praticano questo sport.
Molto comuni tra gli atleti del padel sono anche gli infortuni degli arti inferiori, a livello delle caviglie e delle ginocchia. “I ripetuti cambi di direzione e l’impatto con il terreno durante i salti possono comportare lesioni meniscali o dei legamenti del ginocchio. Spesso causano le distorsioni di ginocchio con elongazione e lesione del legamento collaterale mediale”, evidenzia Arrigoni. “Le lesioni meniscali – precisa – si possono verificare singolarmente o associate a lesione del legamento crociato anteriore. In questo caso bisogna intervenire chirurgicamente e lo sportivo non potrà tornare in campo prima di 6 mesi”.
“Anche le distorsioni di caviglia sono un evento estremamente comune – continua l’ortopedico – Solitamente si tratta di perdita momentanea dei rapporti articolari in inversione con lo stiramento o la lesione del complesso dei legamenti laterali di caviglia. Tra questi, il più coinvolto è il legamento peroneo-astragalico anteriore. In questi casi occorre intervenire tempestivamente seguendo protocolli adeguati al fine di limitare il rischio di instabilità post-traumatica, con tutori che devono essere portati per 4-6 settimane a seconda dell’entità della distorsione. Un altro infortunio molto comune è la lesione del tendine di Achille”, che non può essere trattata se non chirurgicamente. Spesso, infine, i giocatori di padel lamentano dolori alla zona lombare.
Il padel, rimarca l’esperto, è uno sport estremamente divertente e ricreativo, ma allo stesso tempo molto complesso e fisicamente impegnativo. “Conoscere i fattori di rischio aiuta a prevenire gli infortuni e, allo stesso tempo, ad aumentare le proprie prestazioni. Per minimizzare i rischi è necessario lavorare sulla tecnica – raccomanda Arrigoni – avere un’attenta preparazione atletica, fare esercizi di rinforzo muscolare e lo stretching. Anche la temperatura climatica, il terreno di gioco, un equipaggiamento inadeguato, l’impugnatura della racchetta o le dimensioni del manico devono essere prese in considerazione. E’ inoltre importante prevedere dei periodi di riposo”.