(Adnkronos) – Adal, quella notte 3 ottobre di nove anni fa, perse il fratello più piccolo, Abraham, di 27 anni. I due fratelli eritrei scappavano dall’oppressione del regime. E Abraham sopravvisse alle torture in Libia ma annegò a due passi dalla sua salvezza. Adal oggi è a Lampedusa, come fa ogni anno, dal 3 ottobre del 2013, quando un barcone con centinaia di migranti a bordo affondò a poche centinaia di metri dall’isola di Lampedusa. Anche quest’anno, in occasione della Giornata della Memoria, Adal e tanti altri superstiti di quella notte, si sono dati appuntamento sull’isola. Grazie al Comitato 3 Ottobre, nato dopo la tragedia. A Lampedusa è arrivata anche Fanus che nove anni fa aveva appena 16 anni. Fu lei a denunciare lo scafista. Oggi Fanus vive in Svezia e ha tre figli. Tre giorni di incontri, di ricordi con studenti provenienti da tutto il mondo.
A dare l’allarme in quella notte fu un lampedusano, Vito Fiorino, che si trovava a bordo della sua barchetta per una battuta di pesca. Fu lui a vedere in acque centinaia di persone che chiedevano aiuto. “Ho iniziato a portare a bordo questi ragazzi, arrivavano nudi, erano sporchi di petrolio e mi scivolavano dalle mani. Mi dissero che erano circa 500 su quella barca”; ha sempre raccontato Fiorino. Tra le 368 vittime c’erano anche 83 donne e 9 bambini. E nel Mediterraneo si continua a morire. Dopo quella tragedia circa 24 mila migranti e rifugiati hanno perso la vita nel Mediterraneo, quasi 20 mila dei quali lungo la rotta del Mediterraneo centrale. Solo nel 2022, sono già 1.400 le persone morte o disperse nel Mediterraneo.
A Lampedusa ci sono, con il Comitato 3 ottobre, anche l’Organizzazione internazionale per le migrazioni e l’Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr), e il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). E ancora, diversi comitati organizzati da cittadini, e poi i rappresentanti delle istituzioni. Una cinquantina le scuole presenti. A Lampedusa gli studenti hanno portato in scena il musical “Sotto lo stesso cielo“. Uno spettacolo scritto raccogliendo la testimonianza proprio di Vito Fiorino. Sono otre 300 gli studenti presenti, 22 le associazioni che hanno vissuto in questi giorni i confronti, dibattiti e spettacoli di stampo civile.
“Il naufragio del 3 ottobre 2013 scosse le coscienze del continente europeo, mettendo a nudo le conseguenze dell’assenza di una reale politica migratoria. Purtroppo a distanza di nove anni si continua a morire nel Mediterraneo centrale ed orientale, lungo la rotta atlantica e balcanica, nel Canale della Manica e lungo i confini fra Polonia e Bielorussia. Dal 2013, oltre 24.000 persone hanno perso la vita nel solo Mediterraneo. I morti delle migrazioni spesso non hanno nome, non hanno volto, non hanno storia. Corpi sepolti senza identità, vittime senza nome, persone a cui è stato negato un futuro”, dice il Comitato 3 Ottobre.
“Per commemorare le vittime, ma anche e soprattutto per il dovere di conoscere. Il nostro obiettivo è di lavorare con le giovani generazioni per creare una società che include e accoglie”, afferma Tareke Brhane, presidente del Comitato 3 ottobre. Continua Brhane: “E’ inaccettabile che si continui a perdere la vita in mare e lungo le tante rotte che portano in Europa. Non possiamo accettare che donne, bambini e uomini in fuga dalla violenza continuino a perdere la vita per una carenza di mezzi di soccorso e per l’assenza di corridoi umanitari. Per noi del Comitato, il 3 ottobre resta una data che ci ricorda come il salvataggio di vita umane debba sempre restare la priorità numero uno e come questa responsabilità debba essere una responsabilità condivisa da tutti gli stati membri dell’Unione Europea”.
E’ nata così una proposta di legge per l’istituzione del 3 ottobre quale Giornata Europea della Memoria e dell’Accoglienza proposta dal Comitato 3 ottobre è stata sottoscritta tra gli altri da: Comune di Lampedusa e Linosa, Medici Senza Frontiere Arising Africans, Festival Divercity, U.N.I.R.E. (di Elvira Terranova)