(Adnkronos) – Il mondo dello sport è uno degli ambiti da tenere sotto osservazione a proposito di abusi su minori, ma è al contempo una preziosa risorsa per l’empowerment femminile e per favorire la parità di genere. Una rilevazione in 6 Paesi europei (Austria, Belgio, Germania, Romania, Spagna, Gran Bretagna) ha di recente contestualizzato il fenomeno: il 75% di atlete e atleti ha riferito di aver subito almeno una violenza prima dei 18 anni (per il 44% emotiva, 37% fisica, 35% sessuale senza contatto fisico, 20% con contatto fisico), la maggioranza non ha denunciato e solo il 4-6% ha chiesto aiuto in ambito sportivo.
Proprio durante la presentazione del dossier indifesa è stata annunciata la prima ricerca nazionale sull’incidenza dei reati su minori nello sport, promossa e ideata da ChangeTheGame, con la collaborazione di Terre des Hommes, e sostenuta da altri partner istituzionali ed enti da sempre impegnati sugli aspetti sociali dello sport come il Vero Volley e la Fondazione Candido Cannavò. La ricerca nasce dall’esigenza di accelerare l’introduzione di nuove regole e nuove politiche per la protezione dell’infanzia in ambito sportivo.
Terre des Hommes con entusiasmo e convinzione partecipa al Tavolo tecnico voluto dal Dipartimento per lo Sport per la realizzazione di una Policy per la Tutela Minori e alla successiva campagna ‘Battiamo il Silenzio’. Inoltre, la Fondazione ha ricordato il suo impegno sui campi da gioco presentando il percorso di prevenzione e contrasto degli abusi realizzato nell’ultimo biennio al fianco del Settore Giovanile e Scolastico della Figc e il lavoro portato avanti a livello internazionale con la Uefa, con la creazione delle linee guida per la Tutela Minori, e con la Fifa, per la tutela di calciatori e calciatrici minorenni ad Haiti.
In parallelo, Terre des Hommes sta lavorando in partnership con Federugby per promuovere parità di genere, empowerment femminile ed eque opportunità: l’obiettivo è accrescere la consapevolezza del gender gap e ridurlo concretamente. Proprio in Italia, la nazionale femminile di rugby è più in alto della maschile nel ranking mondiale, mentre il 99% delle atlete si dice consapevole di pregiudizi e stereotipi e il 98% non fa differenza tra discipline considerate maschili o femminili. I dati sono emersi grazie a una ricerca condotta dalla federazione con Terre des Hommes, che ha intervistato oltre 60 atlete nella fascia 14-26 anni in 7 regioni italiane.
All’evento hanno partecipato molte altre Federazioni sportive, Federazione Italiana Di Atletica Leggera, Federazione Italiana Pallacanestro, Federazione Italiana Nuoto, Federazione Italiana Pallavolo, Federazione Pugilistica Italiana, Federazione Italiana Sport Invernali, che hanno anche patrocinato la campagna indifesa
“In occasione della Giornata mondiale delle bambine vorrei sottolineare il ruolo ispiratore dello sport in tutto il mondo – ha dichiarato Silvia Salis, vicepresidente vicario Coni – Spesso un’immagine di un’atleta di un Paese dove i diritti delle donne e quindi anche delle bambine non sono garantiti può fare molto nello sviluppo e nella percezione che le bambine di quei Paesi hanno di loro se stesse. Vedere una donna con il velo che corre, vedere un’atleta di un Paese integralista che crea il suo futuro attraverso lo sport può portare infatti un messaggio di speranza e di autodeterminazione per le bambine di quei Paesi dove i diritti delle donne sono negati. Proprio per l’importanza ed il ruolo che ricopre nella società, lo sport va tutelato, bandendo chi si rende protagonista di qualsiasi forma di violenza e discriminazione, così come ha stabilito il Coni lo scorso dicembre, escludendo dal nostro mondo tutti quei soggetti tesserati sanzionati con sentenza passata in giudicato per abusi, molestie e violenza”.