VITERBO – Provenivano anche dall’Etruria alcuni esemplari degli 86 reperti etruschi e dell’antica Roma, confiscati e restituiti allo Stato dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale di Torino, guidato dal tenente colonnello Silvio Mele.
I pezzi, appartenenti ad una collezione privata, ammontavano ad un valore di circa 300000 euro, e provenivano, oltre che dall’Etruria, anche da Puglia e Sardegna.
La collezione di ceramiche, vasi apuli e anfore, era stata recuperata nel novembre del 2019, quando gli eredi di una famiglia residente a Torino hanno rinvenuto i manufatti nel corso di una successione e si sono resi conto che quei beni archeologici dovevano essere denunciati alla soprintendenza e ai carabinieri.
Gli esami autoptici sui reperti, privi di qualsiasi documento di autorizzazione, hanno poi consentito di verificare che la collezione, assai variegata in relazione all’origine geografica dei beni, era stata creata negli anni Cinquanta e Sessanta attraverso l’acquisto degli oggetti sul mercato antiquariale italiano e estero.“Dalle indagini investigative è emerso che questa collezione era illegale”, spiega Mele. Da qui l’ipotesi di reato formulata della Procura del capoluogo piemontese di una derivazione illecita conseguente a escavazione clandestina.