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    8 Luglio 2023
    Italbasket, addio Datome: Mondiali poi ritiro, lascia uno dei più grandi

    Gigi Datome ha detto basta. O meglio, ancora no. Dirà basta. Proprio il caso di utilizzare il futuro, ancor prima del presente. A dispetto di un passato di una carriera gloriosa, una delle più grandi della pallacanestro italiana. Ha vinto, è andato in NBA, è tornato, ha vinto pure in Europa. Membro storico della nazionale italiana dell’ultimo decennio e ancor di più. Uomo e giocatore straordinario. Tra le massime iconografie del Basket italiano del terzo millennio. Gigi Datome ha detto basta, una decisione mostrata al resto del mondo e soprattutto d’Italia attraverso il suo account Instagram. La crescita tra Siena e Scafati, un viaggio mozzafiato per un gigante di 203 centimetri cresciuto in Veneto, a Montebelluna. L’anno nella Capitale, per sua stessa ammissione uno dei migliori mai vissuti. Poi il salto, sognato. Qualcosa di fantascientifico. L’America, l’NBA. Tra Detroit Pistons e Boston Celtics prima del ritorno nel Vecchio Continente, precisamente Turchia, precisamente Instanbul: 9 titoli, tra cui l’Eurolega del 2017. Poi gli ultimi titoli, ancora imporre il vero Datome seppur a 35 anni suonati, da leader vero, da leader tecnico. L’ultimo scudetto con l’Olimpia Milano, prima del Mondiale. Giocherà la competizione iridata del 2023, poi appenderà medaglie e scarpe al chiodo. «Non è mai facile dire basta – spiega Datome a Sky Sport – però ho pensato parecchio: è un bellissimo momento per fermarsi. Sarei potuto andar ancora avanti, ma chiaramente quel che dovevo fare da giocatore l’ho fatto. Ho avuto una bellissima carriera, gli attestati di stima che mi stanno arrivando sono commoventi. Ho impiegato 10 anni ad arrivare al livello a cui ambivo: dall’ultimo anno di Roma, l’NBA, il Fenerbahce, Milano.. sono stati anni di altissimi livelli. Ho avuto la fortuna di vincere tanto, così come quella di vantar tifosi che mi hanno sempre sostenuto. Oggi più che mai: quando qualcuno smette di giocare chiaramente arriva tutto l’affetto del mondo, ma vuol dire che ho lasciato qualcosa di bello e la stessa pallacanestro mi ha reso la persona che sono oggi, tra tutte le persone che ho conosciuto: verso questo sport sarò debitore a vita. Esser arrivato in NBA è stata una gioia incredibile: ripagare l’ambizione sempre sognata. Nel tempo compresi che forse alla fine, dopo tutta la gloriosa esperienza maturata in America, mi resi conto che ero più portato per il Basket europeo. Ed i titoli vinti così come le soddisfazioni in Europa mi diedero la consapevolezza che vittorie nel nostro continente mi provocavano felicità superiore a minuti giocati in NBA. Sarei potuto tornare in America ma ribadisco: vincere titoli da protagonista in Europa, per me, valeva di più. Ma ancora non è finita! Ho ancora la Nazionale! Dato che ho pochi mesi davanti a me, voglio comunque continuare a sognare. Una medaglia, quella con la nazionale, che resta un sogno assoluto. Ci sono squadre più forti di noi, senz’altro, ma quando vai in campo te la giochi. Una medaglia che manca tantissimo: per noi e per me sarebbe chiaramente il sogno dei sogni. Il futuro? Resterò all’Olimpia, ma ancora non è chiaro il ruolo, dovrò prima digerire il fatto che stia smettendo la carriera da giocatore. Ne parleremo con la società. Mentalmente probabilmente arriveranno momenti difficili, ma era da tempo che preparavo me stesso a questo momento. Saranno emozioni differenti, ma pur sempre emozioni». Viaggerà, studierà, scruterà. Lascia al top. Lascia prima di intraprendere quella maledetta parabola discendente di tanti campioni che proprio no, pur giunti ad una certa età, proprio non riescono a dire basta. Un ragazzo tremendamente intelligente. Studierà il suo futuro. Sceglierà la decisione migliore. Ancora pochi mesi, i Mondiali nelle Filippine. Poi i saluti. Con ultimo sogno in fondo al cassetto per coronare una carriera straordinaria.