ROMA – Carenza di impianti, termovalorizzatore si, termovalorizzatore no, mancanza della chiusura del ciclo dei rifiuti. Tutti fattori che, negli anni, hanno creato l’emergenza rifiuti nel Lazio. Con inevitabile aumento dei costi per i cittadini.
“È di 359 euro la tassa per i rifiuti pagata in media nel 2023 da una famiglia residente nel Lazio, rispetto ai 320 euro della media nazionale, con alcune variazioni fra i singoli capoluoghi di provincia: si va dai 302 euro di Frosinone ai 460 euro di Latina dove la spesa media a famiglia, rispetto al 2022, è aumentata di oltre il 30%. Nel Lazio, rispetto al 2022, dove la Tari arrivava a 332 euro, si osserva quindi una variazione media di spesa con un aumento del 8,1%”.
È questo il quadro che emerge dalla annuale rilevazione dell’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva. L’indagine sul costo sostenuto nel 2023 per lo smaltimento dei rifiuti in tutti i capoluoghi di provincia prende come riferimento una famiglia tipo composta da 3 persone ed una casa di proprietà di 100 metri quadri.
L’indagine, realizzata nell’ambito del progetto “Vita da generazione spreK.O”, ha messo nero su bianco anche i dati delle altre regioni : “A livello nazionale, la spesa più elevata si registra al Sud, con la Campania in testa (416 euro, e un leggero aumento dello 0,5% rispetto all’anno precedente) e ben sette capoluoghi di provincia meridionali nella top ten dei più cari, guidata da Catania dove una famiglia spende mediamente 594 euro all’anno. La regione in cui si rileva la spesa media più bassa sono le Marche (250); fra i capoluoghi di provincia è Udine quello meno caro, con una spesa media a famiglia di 181 euro, tre volte in meno che a Catania”. Sono 54 i capoluoghi in cui si registrano aumenti della tariffa, soltanto 20 quelli in diminuzione. E l’incremento più elevato è a Latina (+31,2%), mentre la riduzione più consistente ad Imperia (-23,3%).