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    Economia e Lavoro
    15 Novembre 2023
    Legge di bilancio, la via stretta del governo tra vincoli e guerre

    di Marco Gubetti

     

    ROMA – È una manovra senza dubbio in difesa quella che il governo sta portando in questi giorni all’approvazione del Parlamento. La legge di bilancio messa a punto dal ministro Giorgetti ha cercato di focalizzarsi sulla tutela delle fasce più deboli della popolazione, senza però puntare a progetti di lungo respiro, come ha giustamente fatto notare nei giorni scorsi l’Ufficio parlamentare di bilancio. Vero, ma onestamente bisogna ammettere che i margini di manovra per l’Esecutivo sono assai stretti. Diversi sono i fattori che rendono difficile ampliare il raggio d’azione della legge di bilancio 2024. Innanzitutto, come noto, c’è il problema del debito pubblico alto e della necessità di dover, seppur gradatamente, rientrare da un’esposizione così importante. Il governo sconta poi la scelta della Bce di alzare per ben dieci volte in un anno e mezzo il tasso di interesse, portando il costo del denaro al 4,5% e finendo per strozzare economia e mercati; a questo proposito Giorgetti già un mese fa aveva denunciato come – proprio a causa delle scelte di Francoforte – il governo si trovi ad avere 14 miliardi circa in meno da mettere in finanziaria rispetto all’anno scorso. Un altro motivo di cautela nello scrivere la manovra viene dalla presenza di una spesa sociale molto elevata tra pensioni (che da sole rappresenteranno oltre il 15% del Prodotto interno lordo) e altre spese pubbliche fuori controllo: in particolare Giorgetti, nella sua audizione di ieri alla Camere, si è riferito al Superbonus definendolo senza mezzi termini una “emorragia” e, in effetti, il governo ancora per lungo tempo si troverà vincolato da scelte imprudenti fatte da esecutivi precedenti. A tutto questo va aggiunto la gravissima crisi internazionale che si è venuta a creare con l’incrocio di due guerre, entrambe molto delicate dal punto di vista della disponibilità delle materie prime. La situazione del gas sembrava essersi stabilizzata con il raggiungimento nel corso del 2022 di una buona indipendenza dalla Russia, ma adesso Algeria e Qatar, importantissimi fornitori per l’Italia e per l’Europa tutta, rischiano di rimanere coinvolti nel conflitto mediorientale. Conflitto che mette a rischio anche l’approvvigionamento al petrolio, anche se, sotto questo specifico aspetto, per il momento la situazione sembra essere sotto controllo. Insomma le variabili da tenere presente per il ministro e il governo erano e restano tantissime e tutte, consigliano, appunto, di muoversi a piccoli passi. La prudenza, dunque, è la bussola che il governo ha deciso di usare per orientarsi nella stesura della manovra, con la speranza – neanche tanto nascosta – di aver fatto calcoli troppo pessimistici oggi e ritrovarsi poi alla fine del 2024 con un (più o meno) inaspettato tesoretto che potrebbe essere messo tutto sulla crescita. Crescita che, volendo cercare di vedere il bicchiere mezzo pieno, potrebbe venire nei prossimi mesi dal combinato disposto di vari elementi. Innanzitutto proprio la manovra – tra cuneo fiscale e riforma Irpef – metterà nelle tasche di ogni famiglia italiana circa 1.100 euro in più alla fine dell’anno, così come ha calcolato l’Istat nelle sue stime; i prossimi mesi, poi, dovrebbero vedere un costo del denaro finalmente stabile, con le prospettiva anche di qualche taglio magari verso la metà dell’anno prossimo; infine c’è da considerare che l’inflazione sembra ormai tornata sotto i livelli di guardia. Esistono dunque una serie di fattori che, messi insieme, potrebbero dare nuova fiducia a imprenditori e consumatori e dunque far ripartire l’economia e – chissà – magari portare la crescita 2024 anche qualche decimale sopra lo 0,8% previsto dal governo e confermato proprio nei giorni scorsi anche dalle previsioni della Banca d’Italia.