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    Economia e Lavoro
    2 Dicembre 2023
    Pil, l’Italia è resiliente: i dati Istat smentiscono le previsioni di recessione

    di Marco Gubetti

     

    ROMA – Le Cassandre sono servite. Le stime dell’Istat uscite ieri rivedono al rialzo, seppur minimo (+0,1%), la crescita del Pil nel terzo trimestre e consolidano le previsioni per un +0,7% alla fine del 2023. Chi paventava (sperava?) in un’Italia trascinata in recessione dalla locomotiva Germania resta con un palmo di naso. E se è vero che lo 0,7 previsto a fine dall’Istat è inferiore alle stime primaverili del governo che puntavano a un +0,9%, è anche vero però che l’anno prossimo l’Italia dovrebbe crescere, sempre secondo le stime del governo, di oltre un punto percentuale e anche secondo le stime più pessimistiche dell’Ocse ‒ che prevedono per noi un 2024 al +0,7% – ci parlano comunque di un segno più. I  motivi di ottimismo per il 2024 (e ancora di più per il 2025) sono almeno tre. Il primo viene dall’estero, perché se è vero che da questa parte dell’Atlantico la Germania è in recessione e noi – che all’economia tedesca siamo legati a doppio filo – finiamo per farne le spese, è altrettanto vero che dall’altra parte dell’Atlantico le cose vanno molto diversamente. La Federal Reserve, la Banca centrale americana, prevede per l’economia degli Stati Uniti un terzo trimestre di forte crescita e un 2024 ancora più scoppiettante e questo nonostante la politica durissima di rialzo dei tassi di interesse applicata proprio dalla Fed per tanti mesi. Questo naturalmente può tradursi in un ulteriore aumento delle nostre esportazioni verso il Nord-America, perché se la Germania è la locomotiva d’Europa, gli Usa sono la locomotiva del mondo e noi abbiamo rapporti economici (e non solo) molto stretti con Washington. C’e poi da mettere in conto il Pnrr, che sta procedendo abbastanza spedito (è recentissima l’approvazione della quarta rata da 16,5 miliardi di euro per il nostro Paese) e che deve ancora dispiegare la maggior parte dei suoi benefici sull’economia nazionale e questi cominceranno a farsi sentire proprio nel corso del 2024. Infine c’è l’andamento dell’inflazione sta continuando a scendere – siamo ormai a un +0,8% (dato di novembre), livelli che non si registravano da prima della guerra in Ucraina ‒ e questo dovrebbe convincere gli italiani a spendere di più, gli imprenditori italiani a investire di più e soprattutto la Bce, nella seconda metà del 2024, a far finalmente scendere il costo del denaro – come peraltro le è stato esplicitamente chiesto anche dal neogovernatore di Bankitalia Fabio Panetta nelle scorse ore ‒ e una decisione in questo senso dell’Istituto di Francoforte naturalmente innescherebbe un circolo virtuoso, di ancora maggior fiducia e circolazione della ricchezza. Dunque il combinato disposto di questi tre fattori può lasciar sperare in un 2024 migliore del 2023, a prescindere dai dati Istat di ieri che comunque non sono affatto da disprezzare.