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    13 Gennaio 2024
    Mourinho, la conferenza dopo il quarto derby perso: “Mai attaccare la mia professionalità, rosa decimata. Aspettative? Non sono Harry Potter”

    Grande attesa a Roma per la conferenza stampa di Mourinho, vigilia della trasferta a Milano col Milan, la prima, forse, in cui dopo l’ennesimo derby perso, il quarto su sei, mezza piazza l’ha messo in discussione. Roma, quella giallorossa, è infuriata. Scottata. E stavolta inizia lui, prima di ogni domanda, proteggendo la sua professionalità, ancora virando l’attenzione su chi, indipendentemente dal derby perso tre giorni fa, ne ha minato la sua correttezza. “Sono qui da due anni e cinque mesi e resto l’unica persona all’interno di questo centro sportivo a non aver mai saltato alcun allenamento, anche due settimane fa quando ero l’unico a Trigoria visto che erano tutti malati. Due settimane fa, con sole sei persone presenti sul campo, avevo necessariamente bisogno di un giorno di permesso concesso da club e direttore. Incredibile che debba star qui a sottolinearlo. Non accetto in alcun modo che la mia professionalità, che la mia dignità e che il mio cuore per questo lavoro si metta in discussione. Se c’è l’esempio perfetto di professionalità e responsabilità sono io”. 

    Come si riparte dopo il derby? “Risposta molto semplice. La partita è finita e abbiamo perso. Abbiamo fatto tante cose bene per quanto i nostri limiti ce lo consentissero. Quello che invece non abbiamo fatto bene è stato analizzato ieri insieme alla squadra. Dal punto di vista persona riparto come da 23 anni: partita finita e analizzata, bene, prossima partita. Non c’è altra storia”. Il Milan? “Affrontiamo una squadra che lotta per vincere il campionato, cosa che ha fatto già due anni fa. Hanno perso giocatori importanti per infortunio in difesa, ma a centrocampo e in attacco sono tutti lì. Conoscono le nostre difficoltà, a differenza di giornalisti o altra gente che evidentemente fa finta di non saperlo, daranno tutto per vincere. Ieri, ribadisco, allenamento per sei giocatori. Ne avevo solo sei. Difficile così. Il potenziale delle prime quattro non è il nostro, poi siccome sembra che io sia Harry Potter si alzano le aspettative”. La riunione di ieri? “Non risparmio mai nessuno, riunione molto dura. Ho attaccato anche diverse individualità, ma non farò mai i nomi, che restano nello spogliatoio. Rigore moderno? Mai detto che non fosse rigore, qualcuno forse ha interpretato male le mie parole, ho detto che è un rigore segnalato da regole moderne, regole moderne che secondo me hanno rovinato il calcio contemporaneo rispetto a 20 anni fa. 

    Stavolta, a chiara richiesta sul perché parla sempre lui e non la società, non attacca Friedkin e club e risponde così: “Anche io sono la società. Non sono un carro alto come CEO o proprietà, ma anche io come allenatore rappresento la società. Voglio esser sempre leale e corretto, ma non è solo un dovere è anche il mio modo di essere. Dimenticare le condizioni in cui versa la Roma è inammissibile. Se la gente vuole ignorare questo non è giusto. E devo sempre difendere il nostro gruppo, anche chi non sta giocando bene”.

    I derby vinti o persi in carriera? “Ne ho giocati tanti, ci sono derby vinti/persi e quelli di umiliazione. Abbiamo perso spesso per episodi e dignità di aver dato tutto, il derby che abbiamo vinto con 3-0 dopo 20 minuti è umiliazione”.