Sarà forse una polizza anti contestazione, considerando la bolla di mitologia mourinhana in cui a dispetto dei risultati domestici la gran parte della tifoseria giallorossa è ancora avvolta, ma DDR vuol giocarsi le sue carte. E’ la sua grande occasione. Anche perché dopo l’esperienza, piuttosto sfortunata, con cui ha avviato lo scorso anno la sua carriera da allenatore in cadetteria con la Spal, quest’estate non ha ricevuto alcuna proposta accattivante, tra A o B. E forse meglio così. Si parlava di Verona e tutti sappiamo la condizione societaria in cui il club versa. Così come la Salernitana. E’ arrivata la Roma. La sua Roma. Sei mesi per traghettare? Lui non ne vuole sapere. Gli occhi fermi, quelli leali e genuini. Di chi se la vuole giocare. Comunicazione completamente diversa stamani in sala stampa a Trigoria. DDR è tornato. Prima del previsto. Matrimonio del destino. “Quando cambi è perché ci sono problemi. Era il momento giusto per accettare la Roma? Rispondo con una domanda: era il momento giusto per rifiutare la Roma? Non pensavo ci fossero tutti questi problemi, la società sì. Io devo partire dallo 0-0, come le partite. In 3-4 giorni non fai in tempo ad analizzare tutto. Per questioni di tifo la Roma l’ho seguita sempre, quindi è la squadra che conosco di più al mondo. Magari abbiamo accorciato il periodo di studio, con un altro club avrei dovuto studiare tutte le partite precedenti. La mia una scelta calmante? Non penso che sia la maniera corretta di definirla. Chiaro che non sono stupido, non mi hanno scelto per i risultati con la Spal. Conosco Roma, serviva leadership, prendere un altro allenatore avrebbe potuto scaturire un effetto contrario sulla squadra. Serviva una figura di cui i tifosi potessero fidarsi. Hanno voluto bene a Mourinho, spero vorranno bene anche a me. Rimpiazzare un allenatore così tanto importante e amato non è semplice, un dirigente deve prendere in considerazione tanti fattori. Penso quindi che sia stata una scelta ponderata. Più che calmante, la definirei ponderata. Una grande opportunità per me. Non sognavo che Mourinho fosse cacciato per essere chiamato. Non mi hanno forzato per accettare. Mi aspettavo un processo più graduale. Ma è pieno di esempi di allenatori che hanno iniziato come traghettatori e poi sono rimasti. Penso a Palladino, che oggi è tra i 2-3 più bravi in Italia. Questa non è una cosa così rara. Mi sento l’allenatore della Roma. Non si toglie quella parte di confidenza che c’è con molti giocatori e non voglio toglierla. Io penso ci si possa rispettare anche essendo amici. Io non voglio fingere. Non voglio fingere di non voler bene a Pellegrini, Cristante e altri. Qualcuno mi ha consigliato di non venire con la mia macchina, ma io non voglio fingere di essere povero. Non ho mai finto di essere un’altra persona. Una volta in campo mi sono sentito allenatore, perché mi hanno ascoltato. Mi sembra che loro gradiscano anche le mie idee, ma so che non basta questo, servono i punti. Mourinho? Ho sentito Mourinho. Gli ho mandato un messaggio, credo fosse doveroso. Non so se si sia stufato, con tutto il rispetto non mi interessa troppo. Io sono concentrato sul lavoro che devo fare. Non vedo l’ora che tutto si normalizzi e pensare solo al calcio. La Champions? Sarei contento se a fine stagione fossimo tra le prime 4 della classifica. E’ un obiettivo da puntare, non facile ma possibile. Alla società non ho chiesto alcuna cifra, solo il bonus Champions League. Ho chiesto loro di non considerarmi bandiera o grande calciatore, ma come allenatore. Voglio giocarmi le mie carte. Le risposte dai ragazzi sono state positive. La squadra è una squadra forte. Come hanno risposto i ragazzi? Ma è stata una risposta incredibile da parte dei ragazzi. Vanno a duemila. Sembra assorbano due tre concetti nuovi che vogliamo mettere, non di più, altrimenti rischieremmo di creare troppa confusione. Totti? Ci siamo sentiti, mi ha mandato il messaggio di in bocca al lupo, mi ha dimostrato felicità e stupore. Ci siamo detti di vederci, per passare un po’ di tempo insieme che ci fa sempre piacere. Il Verona? Squadra solida, ha mantenuto la barra dritta quando lì si parlava di altro, mercato, cessioni, casini societari. Il merito è di Baroni, tecnico e uomo che stimo molto, per come ha gestito un contesto complicatissimo, con eleganza. Hanno giocatori di fisicità, un gioco definito e riconoscibile, sanno fare bene. L’emozione dell’esordio non ci deve fare scherzi. Ci potrebbe essere un po’ di malumore, anche se spero di no”.
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19 Gennaio 2024
Ambizioso, leale, determinato. DDR più di sempre: ecco la presentazione sulla panchina della Roma