Il DNA delle grandi squadre è la loro straordinaria mentalità. Forte, compatta, vincente, anche nei momenti più difficili. Ecco perché la rinata Virtus Bologna sta giocando una Eurolega da protagonista, sovvertendo i pronostici iniziali. Utopia, se pensiamo al cambio in panchina e come era iniziata la stagione: tra i saluti a Scariolo e l’avvento di Banchi. Ed il coach ha tutti i suoi meriti, soprattutto quelli di aver saputo pescare prima e rinnescare poi elementi in difficoltà, alcuni finiti addirittura ai margini, ma dal valore mai discutibile. Tra questi senz’altro Abass, ma su tutti, iconografia del contesto e dell’argomentazione sviluppata, c’è Lundberg, decisivo tanto per cambiare ancora una volta, anche ieri sera. Dopo la cocente battuta d’arresto di Barcellona, le V Nere sono tornate a vincere. Lo fanno ancora una volta in casa, davanti al pubblico della Segafredo Arena, battendo il Partizan sul fil di sirena in una gara, soprattutto per l’epilogo finale, che spedisce in paradiso i sostenitori bianconeri. Colpo su colpo, sorpasso e controsorpasso per tutti e quattro i periodi. Poi la mentalità, quella per l’appunto vincente. E i grandi giocatori che sanno far la differenza quando palla e canestro bruciano. Le triple, chiaramente, pure. Ci vogliono attributi. Quelli, non li scopriamo certamente oggi, del solito Hackett, scatenato come soprattutto Lundberg stesso nel finale. Punteggio che alla fine narra sul tabellone del fortino Segafredo 88-84: vittoria pesantissima perchè, sfruttando le concomitanti sconfitte delle rivali Panathinaikos e Fenerbahce, restituiscono a Bologna il terzo posto. Sorride la Virtus, decisamente meno l’Olimpia Milano, ancora una volta sconfitta stavolta in casa Efes 79-73  per una zona play-in che più che miraggio adesso diventa sempre più utopia. Tredicesimo posto, solo 10 vittorie e 15 sconfitte: notte fonda in casa Olimpia.