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    4 Marzo 2024
    Narrazioni UK. Manchester resta City, ma cuore Klopp ancora in vetta: domenica Pep ad Anfield, ultimo atto tra i due Re? Altra imbarcata Sheffield: Arteta in scia

    C’è un motivo per cui nel post Sir Alex la città di Manchester è sempre stata City. Un dominio. Dominazione ed egemonia guardiolana. 10 volte su 10 avanti in classifica, ben sei Premier a zero, senza considerare 17 titoli a 4 complessivi. E ancora una volta lo stesso derby di Manchester è tutto City, nonostante la meravigliosa stangata resurrezione di Marcus Rashford che aveva illuso e non poco il solito gremitissimo settore ospiti cuore United. E c’è un altro motivo se Guardiola ogni anno può lasciar partir pezzi importanti, che magari considera come cicli finiti, quantomeno con lui: se parte Mahrez, vuol dire che esplode definitivamente Phil Foden, qualcuno che sta toccando livelli galattici. Pep l’ha definito il miglior calciatore in Premier, in questo momento. E ieri doppietta in piena ripresa a ribaltare punteggio: staffilata sotto all’incrocio ad inventarsi un pari da solo, inserimento a chiudere l’azione al tempo stesso per il sorpasso. Completo. Chiude, tanto per cambiare, il solito Haaland. ll Man City sta lì, attaccatissimo al Liverpool dei miracoli, quelli di Klopp, tra tanti infortuni e storica gioventù, quella di Wembley. 63 a 62 coi Reds dunque ancora avanti premiati dal cuore, per l’ennesima volta, quello di Darwin che decide al minuto 100 la sfida infinita di un super classica come quella di sabato al City Ground, Nottingham battuto 1-0 all’ultimissimo centesimo di secondo. E domenica prossima la grande sfida, lo scontro diretto. Sarà l’ultima in Premier tra Klopp e Guardiola, la sfida tra i più vincenti dell’ultimo decennio, la sfida tra le due iconografie. Non sarà già decisiva, ma sicuramente significativa. E contenuti infiniti nel calderone.

    ARTETA IN SCIA Ma attenzione, al di là della trama dell’ultimo anno di Jurgen in Premier, non può ancora considerarsi corsa a due: c’è l’Arsenal che ha vinto a Sheffield, un Arsenal che da un mese è tornato a mostrare smalto e spettacolo, gol a grappoli su gol a grappoli. E ieri sera tanto per cambiare è toccato proprio al piccolo Sheffield, che sta cercando evidentemente di riscrivere storia tra le neopromosse peggiori di sempre: fanalino di coda con 10 punti, virtualmente già retrocesso (così come il Burnley di Kompany, pure nel Lancashire speranze bassissime), protagonista in negativo dell’ennesima umiliante imbarcata dopo lo 0-8 col Newcastle, lo 0-5 col Brighton e lo 0-5 col Villa. Ieri 0-6, tanto per non farsi mancar nulla. Tra l’altro con quei Gunners che continuano a viaggiare in maniera persino troppo spettacolare: dai 5-0 su Burnley e proprio Blades e Palace, all’ennesimo 6-0, quello di ieri sera punteggio identico al clamoroso tennistico successo all’Olimpico di Londra col West Ham. Per una classifica che rispecchia favorite ai nastri di partenza e che adesso narra: 63 Man City, 62 Liverpool, 61 Arsenal. 

    TOP FOUR Al quarto posto c’è sempre l’Aston Villa di Emery, tostissimo, duro proprio come il Newcastle della passata stagione. Realtà assoluta a spegnere all’ultimo i sogni del coraggiosissimo Luton: 3-2 deciso dall’inserimento di Lucas Digne che valorizza la doppietta di chi, caro Southgate, non potrà che diventar lui più di Toney il vice Kane ai prossimi Europei, naturalmente Ollie Watkins, completissimo e 16 gol stagionali a soli due da Haaland, altro che Callum Wilson. In scia dei Villans c’è sempre il Tottenham di Postecoglou e domenica, anche per la Champions (naturalmente escludendo la possibilità quinto posto, altrimenti brinderebbero meravigliosamente in due) rovente scontro diretto al Villa Park. Spurs che inseguono a cinque lunghezze ma con una gara da recuperare, quella col Chelsea in un aprile tremendo per loro, calendario atroce e scontri diretti con tutti e tre i titani in corsa per il titolo. Ma la banda Ange c’è e risponde presente con rimontona all’ultimo respiro col 3-1 sul nuovo Palace di Glasnier: finalmente Werner, attributi Romero, solito capitan Son. Tottenham che stacca il Manchester United che, a meno di apertura al quinto posto in questo momento più vicino al calcio tedesco che a quello britannico, può salutare la prospettiva Champions, l’obiettivo minimo che un club in transizione societaria come quello d’Old Trafford aveva posto a Ten Hag, a questo punto in discussione.

    SCISSIONE CHELSEA Chi continua inesorabilmente a deludere è Pochettino alla guida del Chelsea: mestissimo 2-2 contro un Brentford in palese difficoltà, lontano parente della splendida realtà delle passate stagione. Non sono ore semplice per proprietà Boehly e Poch stesso: tifoseria che ha più volte invocato Abramovich e Mourinho, cori contestanti proprio Presidente e allenatore argentino. Chelsea che resta undicesimo, posizione aggravata dalla clamorosa sconfitta in finale di Carabao Cup. Un Chelsea che sembra aver completamente smarrito l’identità dell’era Abramovich, clamorosa scissione tra questo corso e tifoseria.