Roma – La vediamo ovunque. Imperversa sulla televisione, la radio, i giornali, i social. Ci turba con immagini atroci di distruzione, dolore, annientamento.
La guerra.
Vediamo cosa lascia di un essere umano. Dei suoi ricordi. I suoi oggetti. I suoi affetti. Resti fatti a brandelli dalle esplosioni, lasciati sotto le macerie. Cosa resta dei giocattoli di un bambino, del lavoro di una vita, del legame fra parenti, dell’amicizia fra vicini? Dei luoghi cari?Anche se un essere umano sopravvive, se qualcosa della sua vecchia vita rimane, è per sempre deturpato, macchiato, oscurato.La guerra è vicina. Nel mondo ve ne sono focolai ovunque. Yemen, Libia, Myanmar, Gaza, Ucraina, Etiopia, Afghanistan sono solo alcuni dei paesi coinvolti. Sono decine i conflitti in atto in questo momento. Non c’è continente che non conosca la guerra, non c’è Stato che in qualche modo non ne sia coinvolto, seppur indirettamente. Le sue conseguenze si fanno strada nel mondo, partono da lontano fino a raggiungerci. Ci coinvolgono necessariamente. Chi ne resta distaccato emotivamente deve farci i conti se non altro a livello economico, politico, e sociale. Limita le nostre possibilità, le nostre scelte, la nostra libertà, anche a distanza.La guerra è dentro di noi.Non nasce dall’esterno. Non è un elemento naturale che si trova al di fuori dell’essere umano. La produciamo noi. Quando nel profondo del nostro essere siamo armati contro l’altro, contro chi ci non ci capisce, contro chi non capiamo, contro chi ci minaccia, contro chi non ci piace, contro chi ci ha fatto del male. E anche contro chi non conosceremo mai, ma semplicemente, in modo astratto, ci è nemico. Per qualche motivo. Un credo religioso diverso, una diversa visione politica, perfino una diversa squadra di calcio. Ma da dove nasce quest’odio? Da una parte di noi che il buddismo chiama “oscurità fondamentale”. È presente in ogni essere umano e può prevalere in ogni momento. Facendogli perdere la consapevolezza di essere parte di un tutto, di essere collegato a qualunque altro essere vivente. Di essere fondamentalmente uguale a tutti gli altri e di avere la stessa importanza e dignità. Sempre, senza eccezioni. Perché anche chi in un certo momento agisce con crudeltà possiede, nel profondo del suo essere, una parte illuminata, che può emergere nelle giuste circostanze. La parte oscura non è la parte predominate. Non deve vincere necessariamente. La nostra parte illuminata può avere la meglio in qualsiasi istante. E farci ascoltare l’altro, capire il diverso, avvicinarci a chi è distante per lingua, costumi o credo di qualsiasi tipo. Può farci aprire un dialogo e cercare di avvicinare la nostra posizione a quella altrui. Può far avvicinare l’altro a noi stessi. La via del dialogo è quella che ci viene indicata dai tre maestri fondatori della Soka Gakkai, fra cui l’ultimo è Daisaku Ikeda; presidente della Soka Gakkai International recentemente scomparso. Ikeda Sensei (il “maestro Ikeda”, in giapponese) ha dialogato con innumerevoli persone nel corso della sua vita. Comuni cittadini, fedeli, alte cariche istituzionali, personalità del mondo dell’arte e dello spettacolo. Stati Uniti, Brasile, India, Italia, Regno Unito, Francia, Cina, Unione Sovietica, Corea del Sud sono solo alcuni esempi dei paesi che Daisaku Ikeda ha visitato nel corso della sua vita. La sua missione è stata quella di promuovere la pace e la comprensione tra i popoli di diverse nazioni attraverso il Buddismo Nichiren e l’educazione umanistica. Viaggiando in decine di paesi in tutto il mondo è riuscito a dialogare e a far dialogare anche persone di convinzioni diverse, di diversa mentalità o fede politica. Perché questo è il segreto della vittoria sulla nostra parte oscura. Qui sta il segreto della vittoria dell’umanità. Il dialogo. Il disarmo interiore. Nella mostra organizzata dalla Soka Gakkai Internazionale per promuovere la propria visione pacifista, Senzatomica, si percorre un cammino che ci fa attraversare l’orrore della guerra, partendo dal racconto delle bombe nucleari gettate su Hiroshima e Nagasaki, ma con un fine molto diverso da quello dei media o dei social media. Non c’è solo informazione, non c’è solo denuncia. Le quali, per quanto fondamentali, ci lasciano spesso con un senso di insopportabile impotenza.Senzatomica, dal racconto delle atrocità della guerra nucleare, giunge a una conclusione positiva e luminosa: l’uomo può farcela. Può liberarsi dalle cause che lo portano al conflitto e, attraverso il disarmo interiore e il dialogo, vivere per sempre in un mondo di pace.Sembra pura utopia, ma il successo della Soka Gakkai Internazionale, che conta oltre 12 milioni di membri, e si espande in 192 Paesi e territori in tutto il mondo, dimostra che il messaggio pacifista e umanista si può propagare davvero, può raggiungere chiunque e determinare una trasformazione della società.Senzatomica propone questo messaggio di pace e speranza.La mostra è modulata secondo le esigenze di età e sensibilità diverse, denuncia le atrocità del passato senza desiderio di sensazionalismo ma con tatto e con il cuore rivolto al futuro. Un futuro brillante, nel quale ognuno di noi potrà contribuire alla felicità e la prosperità dell’umanità. Un futuro che comincia ogni giorno anche da oggi.
La mostra itinerante“Senzatomica” è a Roma. È stata inaugurata il 21 marzo al fine creare un movimento di opinione per la ratifica da parte dello Stato italiano del Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW) approvato all’ONU il 7 luglio 2017 ed entrato in vigore il 22 gennaio 2021.L’esposizione si svolge presso l’Ospedale delle Donne a titolo gratuito in Piazza San Giovanni in Laterano 74, 00185 Roma, fino al 18 maggio 2024 e sarà aperta tutti i giorni nell’orario 9:00 – 19:00, con chiusura estesa alle 20:00 dal venerdì alla domenica. Per approfondire: https://senzatomica.it/