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    12 Maggio 2024
    Premier, retrocedono tutte le tre neopromosse: dopo Sheffield matematico Burnley, saluta pure la favola Luton

    La Premier League chiaramente non è soltanto corsa al titolo. E’ un libro, anche nel 2023/24, che ogni settimana scrive nuovi capitoli. Di storie, destini, popoli. Ed al centro non può che restare la corsa alla vittoria finale, quest’anno tornata straordinaria, duello testa a testa, lo stesso della scorsa stagione, ma stavolta fino all’ultimissima settimana stagionale, quello tra Manchester City e Arsenal. Che ieri ha spiegato quanto e come il Man City in primavera sia un’istituzione, gente che sente l’odore del sangue e se mai dovessi riuscire a batterla, non devi sbagliare nulla. La settima vittoria consecutiva in campionato che è arrivata sulle sponde del Tamigi col 4-0 in quel di Craven Cottage significa che Guardiola rimane padrone del suo destino: stasera allievo Arteta col suo Arsenal all’Old Trafford contro quel che resta del Manchester United, ma comunque vada al maestro spetterà l’ultima mossa, l’ultima parola, martedì sera al Tottenham Hotspur Stadium per il definitivo controsorpasso. Il sabato di Premier, se il Chelsea con una resurrezione primaverile si avvicina ad un posto europeo, verteva le proprie attenzioni però sugli ultimi scontri salvezza. Ebbene, abbiamo sostanzialmente il vincitore. Per il Nottingham Forest, sceso in campo col Chelsea già a conoscenza dei risultati delle sue rivali, si tratta di una sconfitta quella per 3-2 coi Blues assolutamente indolore: la precedente sconfitta 3-1 del Luton all’Olimpico di Londra col West Ham per l’ultima di Moyes, sommata alla concomitante battuta d’arresto del Burnley in casa Tottenham, significa salvezza al Cityground. Nottingham resta in Premier: retrocedono storia nella storia le tre neopromosse, Burnley e Luton che vanno a far compagnia allo Sheffield, disastroso fanalino dei record già matematico da settimana. Le tre retrocessioni di chi la scorsa estate provò a farsi spazio in NBA lasciano riflettere però su qualche aspetto, forse più di tutti il quoziente di differenza di ricavi, introiti e possibilità di investimenti tra le grandissime e le più piccoline. Non è ancora aritmetica la retrocessione del Luton, ma sostanzialmente è come se lo fosse: a tre lunghezze di distanza dal Forest quartultimo, sarebbe chiamato a vincere con più di 12 gol di scarto all’ultima col Fulham, sperando di una sconfitta del Nottingham a Burnley. Nemmeno su Urano, Nettuno o Plutone. Peccato per il Luton, favola assoluta, una favola che ha venduto cara la pelle fino all’ultimo respiro, scioltasi però sul più bello con risultati che di fatto hanno definitivamente strozzato le speranze di riacciuffare il Forest, soprattutto tra gravosa sconfitta interna col Brentford, quella di Wolverhampton e l’uno a uno interno con l’Everton di settimana scorsa, che ha lasciato tra l’altro nel mitologico microcosmo del Kenilworth Road (che più di qualsiasi altro impianto quest’anno ha spiegato a tutti cosa significhi calcio britannico) pesanti strascichi arbitrali. Vanno giù dei manager bravissimi, dal futuro garantito, Rob Edwards e Vincent Kompany, sempre sportivi e meravigliosamente signorili, che col loro materiale a disposizione hanno provato a battagliare fra i più grandi. E ci riproveranno, magari alla guida e in possesso di altre imbarcazioni. Torneranno, ne siamo sicuri.