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    22 Maggio 2024
    E divorzio fu: Chelsea e Poch, durata nemmeno un anno. La ricostruzione completa delle ultime folli notti di Stamford Bridge

    Come un fulmine a ciel sereno. O quasi. Quando tutta l’Inghilterra calcistica focalizzava e pure animatamente le proprie attenzioni sulle preconvocazioni direzione Euro 2024 del commissario tecnico dei Tre Leoni, Gareth Southgate, una bomba ad orologeria ha sconvolto la serata del calcio londinese. Mauricio Pochettino, noto e ufficiale da ieri sera, non è più infatti l’allenatore del Chelsea. Clearlake, azienda americana proprietaria del club dell’ovest di Londra ereditato da Roman Abramovic, ha deciso di cambiare ancora. Nuovo ribaltone a Stamford Bridge. Una scelta che paradossalmente, dopo un’annata tecnicamente travagliata che ha visto il popolo Blues scagliare il proprio scetticismo su un manager storicamente legato ai rivali del Tottenham, adesso, proprio dopo un finale di stagione che con cinque vittorie consecutive e quel sesto posto europeo a riscattare i mesi precedenti, avvicina la tifoseria a Pochettino e scaturisce proteste e contestazioni al club, alla direzione, alle scelte dei proprietari e quelle dei due direttori sportivi, Laurence Stewart e Paul Winstanley. L’ennesimo cambiamento, arrivato al termine di una stagione in cui Poch sarebbe potuto saltare più e più volte (gravose e clamorose sconfitte interne, finale di Carabao persa contro un Liverpool imbottito di primavera, 5-0 all’Emirates nemmeno un mese fa), quando sembrava si fosse trovato trame, presente, futuro, bandolo della matassa. Ed invece, ancora una volta, si ripartirà da zero. Con una nuova guida tecnica. Un biennio in cui Clearlake non ha fatto altro che spendere su giovani strapagati, a tratti particolarmente viziati, e cambiare continuamente allenatore: prima voltando le spalle a Tuchel, poi a Potter, poi richiamar Lampard a traghettare, fino a volgere le spalle a Pochettino stesso. Ma facciamo chiarezza: ricostruiamo. Stavolta non si parla d’esonero, ma di rescissione consensuale“Mutual Consent”. Un divorzio dunque scelto da entrambe le parti in causa. E Pochettino, in conferenza, qualcosa aveva fatto trapelare. Specialmente nelle ultime settimane. Tra linguaggio del corpo e dichiarazioni sibilline. Come se anche lui non fosse soddisfatto. Come se anche lui avesse capito che l’idee non collimavano col club. O meglio, con diversi rilevanti esponenti del club, gli altri co-proprietari del consorzio, tali Eghbali e Feliciano, con cui si narra il buon Poch non vantasse rapporti particolarmente idilliaci e soprattutto visione e costruzione futura della parte tecnica del club non fossero esattamente congruenti. Tanti galli a cantare, questa è la netta impressione d’ambiente esterno, tifoseria, media, addetti ai lavori. E non è un caso che Poch fosse stata la scelta esclusiva e personale di Todd Boehly, a cui affidò il progetto tecnico (calzante, per una figura come la sua a caccia di rivincite parigine, per quanto fatto in Premier nei sette anni a cavallo tra Southampton e Tottenham) di formare e plasmare fisico e talento di giovani stelle per costruire qualcosa di importante per il futuro dei Blues. Ma Boehly è soltanto l’attuale presidente del club, non quello futuro che, con ogni probabilità, cambierà. Ecco perché, a dispetto dei contratti pluriennali delle presunte giovani star blue, Poch vantava un legame contrattuale soltanto fino al 2025. Costantemente sotto osservazione, osservazione scettica degli altri membri del club che evidentemente non l’hanno mai particolarmente gradito, decisiva è stata la doppia riunione a cavallo tra lunedì pomeriggio e martedì mattina. La premessa è che prima del finale di campionato, durante la serata del venerdì, Poch e Boehly sono andati a cena, insieme, ma solo loro due. Solo chi ha scelto chi. Dopo l’ultima di campionato vinta col Bournemouth, gli assistenti del tecnico argentino avevano già lasciato Londra per tornare nei rispettivi paesi, dalle rispettive famiglie. Era rimasto soltanto Poch, che attendeva il meeting col club, con tutta la proprietà, al gran completo. Ed è venuto tutto fuori. Ecco perché più di qualcuno, da lunedì sera, cominciava a serpeggiare le strade di un clamoroso e potenziale prematuro addio. E così fu. Per buona pace di calciatori ormai affezionati e rimasti scottati, da Cole Palmer a Moises Caicedo, passando per Cucurella e Nico Jackson. Idee completamente differenti, visioni opposte. Tra mercato e scelte tecniche. Meglio separarsi subito, concetto che anche lui non ha fatto minimante fatica ad afferrare. Buonuscita, strette di mano, comunicato serale e tanti saluti: dopo nemmeno un anno di convivenza, finisce il matrimonio tra Mauricio Pochettino ed il Chelsea Football Club. E adesso? Poch ama il calcio britannico, non ha mai perso opportunità per ribadirlo, anche sui suoi canali social. E sembra immediatamente pronto ad una nuova sfida: occhio alla pista Manchester United. All’estero non è da escludere nemmeno quella che porta al Bayern; un Bayern che, dopo cinque o sei rifiuti, ancora brancola nel buio e solo nelle ultime ore è arrivato a sondar persino Kompany, tecnico quotatissimo, ma retrocesso col suo Burnley nemmeno due settimane fa. Per il Chelsea, tra mille vibranti contestazioni della tifoseria blues, è tempo di ripartire. Ancora una volta. Da zero. E l’impressione è che stavolta la scelta voglia tornare su un tecnico prettamente emergente, senza troppe pretese. In sintesi, qualcuno che possa metter d’accordo tutti i galli del Board. Si parla dei neopromossi McKenna e Maresca, rispettivamente Ipswich e Leicester, così come di Kompany stesso. Hoeness, che nel club nutriva diversi estimatori, ha deciso di restare a Stoccarda. Sullo sfondo, c’è sempre l’ipotesi Ruben Amorim, avvistato e scovato a Londra nemmeno un mese fa.

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