ROMA – “Santino mi disse che lui aveva visto Serena entrare in caserma e non l’aveva piú vista uscire”.
Così Marco Malnati, davanti alla prima Corte d’Assise d’Appello di Roma, nel processo sull’omicidio di Serena Mollicone, la giovane di Arce uccisa nel 2001. Il testimone è stato chiamato dall’accusa per riferire le confidenze del brigadiere Santino Tuzi, il carabiniere morto suicida nel 2008. Nel processo sono imputati l’ex comandante della caserma di Arce, Franco Mottola, la moglie Anna Maria, il figlio Marco e due carabinieri.
“Me lo disse tra il 2007 e il 2008 – ha aggiunto – era in un bar, dove andavamo”. Alla domanda sul motivo per cui non era stato così preciso in un precedente confronto Malnati, amico e compare di Tuzi ha risposto: “Avevo paura, ma adesso le figlie sono grandi…”. “Prima non avevo parlato per paura, ma adesso se mi devono ammazzare lo facessero pure…”, ha detto.
Oggi, davanti ai giudici, Malnati ha ricordato il giorno del ritrovamento del corpo senza vita dell’amico Santino, l’11 aprile 2008, nei pressi di una diga. Quel giorno, alle telecamere di una tv locale, Malnati gridò “Gli hanno tappato la bocca”, riferendosi a quello che era successo a Tuzi. Su invito del procuratore generale e degli avvocati, Malnati ha prima chiarito perchè in passato, davanti agli inquirenti, avesse negato che l’amico gli avesse riferito qualcosa rispetto al caso di Serena e poi sottolineato piú volte: “Non ho piú fiducia nella giustizia ed anche se non posso dire di aver ricevuto minacce non mi fido piú di nessuno”.
Nel corso dell’udienza sono stati ascoltati altri tre testimoni che frequentavano il gruppo di amici di Serena Mollicone. “Nei giardini di Arce c’era un giro di piccolo spaccio di hashish e marijuana ma c’era anche chi faceva uso di cocaina” hanno raccontato i testi. Uno dei testimoni ha aggiunto che “Marco Mottola aveva confidenza con Serena, credo che in passato erano stati anche insieme”.
“Marco era una persona riservata, parlava un pò in campano per cercare di darsi un tono. Si diceva che fosse responsabile di qualche furto di oggetti in oro e poi ho saputo che il gruppetto di conoscenti andava da una gioielleria che faceva compro oro in zona Castello. Marco diceva che andava a prendere la sostanza stupefacente a Castel Volturno, ma non so di più”. Sono state le affermazioni, in aula davanti ai giudici e alla giuria popolare della Corte d’Assise d’Appello, di tre testimoni citati dalla procura. Uno dei convocati a testimoniare è Luigi G., all’epoca dei fatti conoscente di Marco Mottola e di Serena Mollicone, oggi sottoufficiale dell’Arma dei Carabinieri.