VITERBO – Scisma. L’accusa, pesantissima, pende sul capo dell’ex nunzio apostolico, monsignor Carlo Maria Viganò, considerato, in America, tra i capofila dell’opposizione interna a Papa Bergoglio, di cui, nel 2018, chiese addirittura le dimissioni motivandole con la presunta copertura di abusi su minori operati dal cardinale americano Theodore McCarrick.
Stando a quanto riportato dall’Ansa, ora il Vaticano ha deciso di passare al contrattacco, convocando Viganò affinchè «prendere nota delle accuse e delle prove circa il delitto di scisma di cui è accusato».
Tutto nasce dalla pesanti «affermazioni pubbliche dalle quali risulta una negazione della legittimità di Papa Francesco, rottura della comunione con lui e rifiuto del Concilio Vaticano II» , circostanze che hanno portato all’apertura di un processo penale extragiudiziale a norma del canone 1364 del diritto canonico che recita «L’apostata, l’eretico e lo scismatico incorrono nella scomunica latae sententiae».
Nello scorso mese di dicembre, Viganò aveva annunciato che nella struttura monastica dell’Eremo della Palanzana a Viterbo, ristrutturata con i soldi raccolti attraverso una campagna di fund-raising inizialmente finalizzata a dare un luogo alle monache di Pienza, avrebbe stabilito una casa di formazione per chierici dal nome di Collegium Traditionis.
A dare la notizia della convocazione e del procedimento a suo carico è stato lo stesso monsignore, che non appare pentito, anzi, tutt’altro:«Considero le accuse contro di me un onore. Nessun cattolico degno di questo nome può essere in comunione con questa ‘chiesa bergogliana’ perché essa agisce in evidente discontinuità e rottura con tutti i Papi della storia e con la Chiesa di Cristo», invitando poi a pregare per «coloro che sono perseguitati a causa della loro fede».