Un Gran Premio pieno e pregno di contenuti. Attesissimo, come sempre, tradizione Barcellona. Ma in Catalogna certamente le Ferrari non hanno scritto le pagine più radiose della loro storia, stavolta. Stavolta no. E c’è tensione. Scintille pure. Un quinto e sesto posto che delude le aspettative. Soprattutto fa male considerando palesi schermaglie. A distanza, ma nemmeno troppo. Complice un sorpasso ed una manovra, quella di Sainz ai danni di Leclerc, arrivata all’inizio e palesemente mai digerita dal monegasco. Aveva voglia Carlos, in scadenza, di mettersi in mostra davanti alla sua patria. Leclerc sostiene quanto e come quel sorpasso abbia danneggiato gara e scuderia, ignorando una certa gerarchia; dall’altra parte Sainz risponde che non può star dietro tutta la vita. Separati in casa, dunque, ormai. Ma c’è da chiudere bene quest’anno. Vasseur prova a metterci una pietra sopra, spiegando che non sarebbe cambiato niente. L’unica nota lieta di Barcellona, in chiave ferrarista, paradossalmente diventa solo Lewis Hamilton: torna l’hammer time, il tempo del martello, terzo posto e ritorno a podio vecchie maniere, straordinario, per un terzo e quarto posto delle Mercedes che anticipano le rosse considerando la stessa quarta posizione di Russell, autore egli stesso di una partenza sontuosa, vecchio stampo, emozionante e da applaudire. Norris prende punto del giro veloce, sfrutta la pole non riesce a vincere: trionfa chiaramente ancora Verstappen, campione in carica che adesso, anche quest’anno, comincia a far veramente il vuoto in classifica piloti. Per lui il settimo trionfo stagionale su dieci GP disputati, terzo consecutivo nella pista di Barcellona.
Sport
24 Giugno 2024
F1 Barcellona, l’alba del giorno dopo: ancora e sempre Max, ruggito Hamilton, scintille Ferrari