Sembrava l’ennesima notte stregata. Tutto il percorso della serata lasciava presagire un unico epilogo. Un’Italia ancora giovane, in piena ricostruzione; quella storica buccia di banana, l’esperienza degli ultimi sforzi di un ciclo praticamente finito come quello croato, sempre avversario rognoso, scorbutico, che ancora una volta sembrava averla fatta franca e portata a casa. Invece no. L’uomo del destino. Chi forse avrebbe meritato diversi minuti in più. Mattia Zaccagni, da anni tra le ali migliori del nostro calcio. Da lì, a sinistra, dopo la percussione di Calafiori al minuto 98, nell’unico minuto di recupero, l’ultimo, in cui la Croazia s’è fatta trovare scoperta: filtrante a sinistra, destro a giro con freddezza disarmante, all’ultimissima opportunità, quando ormai ogni speranza sembrava tramontata. Un destro a giro che rievoca 2006 Vibes, quelle di Del Piero, proprio in Germania: allora era semifinale, oggi ancora gironi, ma pur sempre Germania. Ed alla fine è come se avesse vinto, l’Italia. Un pari che sa di vittoria. E sono queste le reti che restano comunque eternamente destinate a restare nel cuore degli italiani. Un pari che consegna agli azzurri il biglietto degli ottavi: quattro punti, quanto bastano per agganciare quel dannato e desiderato secondo posto, quel secondo posto che adesso significa gentili colleghi ed altri confinanti, stavolta svizzeri, prossimo fine settimana. Va a casa la Croazia, stavolta meritatamente, per quanto espresso nelle prime due deludenti partite dei confinanti, quelli a scacchi. Croazia che chiude terza a soli due punti: non riuscirà nel ripescaggio, si chiude un’era di 16 anni, tra le lacrime di Modric. Esultano stremati tutti, qualcuno, come Luka, anche in lacrime: Calafiori e Zaccagni, i protagonisti, su tutti. Donnarumma ancora il migliore: rigore parato che stavolta sembrava destinato a restare un lontano e inutile ricordo. Invece no, la storia cambia proprio alla fine, cala il sipario proprio al ribaltamento dello scenario. Finisce con la corsa di Spalletti, scatenato nel post gara ai microfoni di Sky Sport: “Se facciamo così poco realizziamo poco, inutile girarci intorno, siamo sotto il livello del gioco desiderato. Mi aspetto più dai miei calciatori. Poi è chiaro che queste diventano partite complicate, la Croazia resta una grande squadra, avrebbe potuto mettere in difficoltà tutti. Nel primo tempo abbiamo perso palloni che non possiamo perdere, a volte errori troppo banali, potevamo gestire meglio. Nella ripresa invece siamo stati noi, quelli veri. Abbiamo qualità migliori di quello che per tratti non abbiano fatto vedere. Sono i comportamenti tecnici che hanno fatto la differenza. Il modulo? Non è discorso di modulo. E nemmeno di prudenza. Bisogna far le cose come si deve”. Adesso 24 ore di riflessione, di stop, di riposo, meritatissimo. Di digerire l’urlo e l’emozione. Poi ci sarà tempo di sistemare ciò che non è andato. Quel che più conta però resta solo un aspetto, quello decisivo: ottavi di finale. L’Italia vola alla fase ad eliminazione diretta e, comunque andrà, sarà tutt’altra musica. L’Italia è sempre l’Italia.
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24 Giugno 2024
Zaccagni, l’urlo d’Italia: gioiello all’ultimo respiro, azzurri agli ottavi