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    2 Luglio 2024
    Calcio italiano in lutto: s’è spento Comunardo Niccolai, folkloristico simbolo generazionale degli ultimi romantici
    Se ne va a 77 anni una leggenda del Cagliari e figura di riferimento della Nazionale di Coverciano. Soprannominato "Re degli Autogol", un signore d'autoironia e gentilezza

    Giornata particolarmente triste per il calcio italiano. Soprattutto per i più romantici. Stavolta no, poco c’entra con la mestissima eliminazione azzurra in quel di Germania 2024. Sport italiano in lutto per la scomparsa di uno dei personaggi più folkloristici del calcio anni settanta: se ne va infatti una figura generazionale come Comunardo Niccolai, tra i simboli del Cagliari campione d’Italia del 1970, Scudetto mai dimenticato da un’intera regione e dalla stessa nazione. Ciò che aveva di romantico, di un calcio che non esiste più, non era solo la sua gentilezza, la sua umanità, il suo sorriso. Bensì soprattutto la sua

    ironia, con la quale riusciva a scherzare sul suo soprannome: tante autoreti in carriera, sì, ma tremendamente spettacolari, tanto da conquistare l’appellativo (sempre affettuoso, ndr) del “Re degli autogol”. Perché in qualche modo, per scherzi del destino, realizzata segnature nella sua porta mai viste, sfortunatamente spettacolari, come quella famosissima al suo Albertosi in un Cagliari-Juventus anni settanta. E lui ci scherzava, eccome. Se ne va a 77 anni, drammaticamente decisivo un malore riscontrato in ospedale. Ad annunciarlo il club stesso a cui è più legata la sua carriera, il Cagliari. Cordoglio commovente quello rossoblu: “Tutto il Cagliari Calcio piange la scomparsa di Comunardo Niccolai, indimenticabile protagonista dello scudetto del 1970. Niccolai lascia il ricordo di un grande sportivo, un uomo educato, gentile, rispettoso, cordiale, che sapeva farsi voler bene. Ciao, Comunardo”. Una figura a cui anche la stessa Nazionale, movimento azzurro e tutta Coverciano, devono molto: non tanto in quanto partecipante alla spedizione di Messico 70 (tra l’altro sfortunata, stop proprio all’inizio), quanto soprattutto per aver diretto eccome con le sue idee e con la sua lungimiranza il settore giovanile negli anni in cui l’Italia sfornava talenti come Totti o Buffon, pezzi straordinari. Se ne va un gentiluomo di altri tempi. Figura generazionale. Simbolo di un calcio che non esiste più.