Tutto fatto. Stefano Pioli ha sciolto le riserve sul suo futuro. Dopo l’emozionante addio ad un Milan che con Cardinale ha deciso di fare altre scelte, l’ex tecnico rossonero, che non aveva mai nascosto negli ultimi mesi la voglia di continuare ad apprendere l’inglese, non sbarcherà in Premier (panchine tutte al completo) bensì ha accettato la persuasiva corte saudita dell’Al Ittihad, uno dei club in maggior espansione della nuova frontiera del calcio mediorientale, il
club di Kanté e Benzema. Storia nella storia, storia e destini, va a prendere proprio il posto di Gallardo, tecnico che più di qualcuno aveva accostato al Milan nei mesi scorsi prima della scelta Fonseca, profilo senz’altro passato sulle scrivanie di Milanello, vagliato, scrutato, prima d’esser stato accantonato. Stefano Pioli ha vinto una corsa a tre e dopo i contatti sempre più fitti di settimana scorsa nelle ultime 48 ore s’è giunti alla fatidica fumata bianca. Riparte subito, senza restar fermo. Argomenti convincenti? Beh, stipendi e contratti offerti dalla nuova frontiera del calcio restano sempre faraonici. Ecco perché anche Pioli è stato persuaso e convinto: andrà a percepire un minimo di 15 milioni, più bonus. Firmerà un contratto triennale. Ingaggio più che triplicato rispetto a quanto pattuito al Milan. Sarà il secondo tecnico azzurro in Arabia, considerando l’avvento di Mancini che estate scorsa decise di lasciare la nazionale italiana per sposare il ricchissimo contratto offerto dalla federazione saudita. In Arabia ritroverà e affronterà il suo ex pupillo Milinkovic, che lanciò ai tempi della Lazio. Affronterà al contempo campioni del calibro di Cristiano o Neymar. Un’esperienza di vita che, convinta la famiglia, stipendio alla mano, non avrebbe potuto rifiutare. L’annuncio arriverà nei prossimi giorni, se non già nelle prossime ore. Chissà se tornerà a bussare alle porte del calcio italiano per esportar con lui qualche gioiello o prodotto della nostra massima serie. Ad agosto, tra l’altro, ritroverà l’Inter in amichevole, forse il club che ha più inciso sulla fine della sua storia professionale rossonera.