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    Cronaca
    4 Luglio 2024
    Omicidio Mollicone – Difesa: Mottola innocenti, nessuna prova contro loro da ricostruzione accusa

    ROMA – “Non è stata dimostrata nessuna prova che la pubblica accusa vuole dare per acclarata”. Lo ha detto l’avvocato Francesco Germani, storico difensore della famiglia Mottola, pronunciando la sua arringa difensiva davanti alla prima Corte d’Assise d’Appello di Roma, nel corso del processo di secondo grado per l’omicidio di Serena Mollicone, la giovane di Arce uccisa nel 2001.”So di aver combattuto una buona battaglia proprio perché sono convinto della completa innocenza dei signori Mottola”, ha aggiunto.Nel processo, ormai alle battute finali, sono imputati il maresciallo Franco Mottola, ex comandante della caserma di Arce, per cui sono stati chiesti 24 anni di reclusione, il figlio Marco (22 anni), la moglie Annamaria (22 anni) e i carabinieri Francesco Suprano (4 anni) e Vincenzo Quatrale, per cui è stata chiesta l’assoluzione. Tutti gli imputati sono stati assolti in primo grado. La sentenza è attesa per il 12 luglio.

    L’avvocato in aula ha ripercorso le fasi del 1 giugno 2001, giorno della scomparsa di Serena Mollicone, affrontando punto per punto avvistamenti e testimonianze. Sulla presenza di Serena e Marco Mottola, quella mattina, al bar Chioppetelle dice: “Non c’è nessun elemento che possa collocarli in quel posto. Come non c’è la benché minima prova del fatto che Serena sia tornata con Marco Mottola ad Arce. Nemmeno Carmine Belli ci dice che quel ragazzo che aveva visto discutere con Serena era Marco Mottola”. Analizzando il movente spiega: “Serena va in caserma perché vuole denunciare il figlio del maresciallo? Non solo la procura abbandona anche questa ipotesi ma nessuno può dire che volesse denunciare Marco Mottola”.

    Concentrandosi sulla ricostruzione del delitto fatta dalla procura generale Germani chiede alla Corte: “Marco uccide Serena e poi si cambia, va in piazza con gli amici. Elisa Santopadre che ci dice che e’ tranquillo e sereno come sempre. Un ragazzo di 18 anni ha la durezza d’animo per stare così sereno dopo aver lasciato in casa una ragazza agonizzante?”. Inoltre parlando di Franco Mottola il difensore aggiunge: “Secondo l’accusa nell’arco di un’ora il maresciallo coinvolge tre militari integerrimi in un omicidio. Quali leve può avere usato per coinvolgere tre carabinieri in un omicidio per coprire il figlio? Anche di questo manca la prova”. Poi sull’ipotesi che la sera del 1 giugno Annamaria e Franco Mottola abbiano trasportato il cadavere di Serena fino al boschetto di Fonte Cupa dice: “Non esiste in tutta la notte un arco utile a compiere questa azione. Mottola non è rimasto mai da solo per più di 30-40 minuti. Lo stesso padre di Serena, Guglielmo Mollicone, e’ stato circa due ore in caserma con il maresciallo dopo mezzanotte”.

    Infine sull’arma del delitto sottolinea: “L’assassino in genere si sbarazza dell’arma del delitto e invece in questo caso lasciano la porta li’ alla mercé del primo esperto dei Ris che la voglia analizzare perché se su quella porta ci fosse stata una sola traccia di Serena il processo sarebbe finito”. L’avvocato ricorda anche l’impronta trovata sul nastro adesivo che avvolgeva il capo di Serena, affermando che “non è della famiglia Mottola e che non si sa a chi appartiene”. Concludendo la sua arringa Germani si rivolge ai giudici:”Confido che vogliate confermare in toto la sentenza di primo grado”.