FROSINONE – Dietro la morte dell’avvocato Andrea Dini, deceduto dopo un volo dal quinto piano del suo studio in piazza Fani a Frosinone, ci sarebbe una vicenda di truffe alle assicurazioni. Questa mattina la Polizia Stradale e la Procura di Frosinone hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare personale nei confronti di sette persone. La presunta organizzazione era orientata alla commissione di truffe ai danni delle principali compagnie assicuratrici operanti nel settore per la responsabilitá civile degli autoveicoli. I reati contestati sono l’associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei delitti di falso, frode assicurativa e ricettazione.
Le misure cautelari personali,emesse dal Gip del Tribunale di Frosinone, riguardano 7 persone, 4 agli arresti domiciliari e 2 all’obbligo di presentazione alla P.G. e una destinataria della misura interdittiva per nove mesi del divieto di esercitare uffici direttivi di persone giuridiche e di impresa. Tra le persone arrestate figurano un avvocato del foro di Frosinone, ex collega e collaboratrice del legale deceduto ed un funzionario liquidatore di una nota compagnia assicuratrice, peraltro giá sospeso dal servizio su iniziativa dell’azienda per la quale lavorava.
Le indagini hanno avuto inizio a seguito di un esposto che segnalava alla Procura della Repubblica, alle forze dell’ordine ed alla maggior parte delle compagnie assicurative operanti nella provincia, una ramificata attivitá illecita finalizzata all’ottenimento di indebiti risarcimenti assicurativi, legati al settore dell’infortunistica stradale, mediante utilizzo di false certificazioni mediche che attestavano lesioni inesistenti riportate dai protagonisti dei sinistri stradali. I risultati dell’indagine avrebbero fatto emergere una lunga serie di risarcimenti, derivanti da incidenti stradali, ottenuti fraudolentemente tramite uno studio legale che faceva capo all’avvocato del capoluogo deceduto lo scorso anno.
Gli elementi raccolti portavano aconsiderare l’esistenza di un’associazione per delinquere, con tra i protagonisti alcuni professionisti del settore, avente lo scopo dell’indebito ottenimento di risarcimenti, erogati da diverse compagnie assicurative, mediante l’impiego di societá fittizie, operanti nel settore dell’infortunistica stradale e in quello delle cure riabilitative post traumatiche. In tal modo la “fabbrica del falso” produceva certificazioni mediche ortopediche, attestanti lesioni inesistenti e ricevute per cure fisioterapiche, in realtá mai operate, sfruttate a fondamento per la quantificazione degli importi risarcitori anche in incidenti stradali realmente avvenuti, ma con conseguenze molto piú lievi di quelle indennizzate dalle compagnie assicuratrici.
In taluni casi addirittura aggiungendo il coinvolgimento di altre persone non effettivamente implicate nei sinistri.
I risarcimenti ottenuti venivano fatti confluire su conti correnti, accesi pressi istituti di credito ed intestati a soggetti prestanome. Gli stessi membri dell’organizzazione, tutti ex collaboratori dell’avvocato deceduto, assumevano ruoli diversi nelle vicende, talvolta come falsi testimoni o protagonisti di sinistri mai avvenuti, proseguendo la lucrosa attivitá illecita anche dopo la morte del professionista. Con queste modalitá delittuose, iniziate fin dal 2019, il sodalizio ha realizzato profitti per alcune centinaia di migliaia di euro ai danni delle compagnie di assicurazione, sfruttandole come una sorta di bancomat da cui attingere liquiditá.