logo
    Sport
    9 Luglio 2024
    Sinner, Wimbledon resta tabù: malore e sconfitta, Medvedev in semifinale

    Niente da fare. Nemmeno quest’anno Jannik Sinner, numero uno al mondo, coronerà il sogno Wimbledon. Pomeriggio stavolta negativo per il campionissimo azzurro, che sull’erba britannica lascia le semifinali a Medvedev, che si prende la sua rivincita, vince 3-2 al quinto set e si candida a questo punto tra i grandissimi favoriti per la vittoria finale. Le speranze azzurre, a questo punto, quantomeno nel maschile in attesa di Paolini nel femminile, sono tutte rivolte clamorosamente su Musetti, impegnato domani con Fritz: chi se lo sarebbe mai aspettato. Wimbledon che resta dunque tabù per Sinner, che esce ancora ai quarti di finale, esprimendo le sue giocate stavolta solo a corrente alternata, a differenza dell’avversario che, al tredicesimo scontro diretto, nonostante cinque sconfitte consecutive su tutte quella australiana con cui s’era aperto il 2024 dei due protagonisti, alla fine l’ha spunta. E meritatamente. Medvedev ha espresso il suo meglio, soprattutto nel gioco da fondo. Per Sinner che non fosse giornata, malgrado la rimonta nel quarto set, s’era capito al clamoroso malore accusato nel terzo set, che l’ha costretto al time-out. Wimbledon è sempre un contesto molto particolare. Resta il più atteso, il più prestigioso, c’è tanta pressione. Mediatica, quindi di conseguenza mentale. Si gioca in temperature particolari, al contempo. La mattina dieci freddi gradi, poi sale caldo e umidità. Non siamo nemmeno al cemento americano o alla terra rossa, dove Jannik è senz’altro più abituato. Ecco perchè quel malore, che ha preoccupato un pochino tutti. Nota di merito comunque a Medvedev, sportivamente: ha dimostrato d’aver ancora quel pizzico d’esperienza in più su questi campi, su queste erbe, quelle più prestigiose. Adesso si giocherà la competizione dando filo da torcere ad Alcaraz e Djokovic, ancora in prima fila. Per Sinner, che lascia lottando fino alla fine in una giornata storta, adesso la priorità diventa l’Olimpiade.