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    Cronaca, Politica
    11 Luglio 2024
    Emergenza carceri nel Lazio, Regimenti: “Presto tavolo interistituzionale”

    ROMA – Dopo gli ultimi episodi avvenuti nelle carceri del Lazio – dalle aggressioni agli agenti a Civitavecchia, fino alla rivolta di ieri al Mammagialla di Viterbo – per le istituzioni non è più possibile rimandare la ricerca di una soluzione. A sottolineare ulteriormente quanto si grave l’emergenza all’interno degli istituti penitenziari è arrivata questa mattina anche la relazione del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Lazio, Stefano Anastasia, presso la Sala Mechelli del Consiglio regionale. «La relazione del Garante – spiega Luisa Regimenti, assessore al Personale, alla Sicurezza urbana, alla Polizia Locale, agli Enti Locali, all’Università della Regione Lazio – fotografa le dimensioni di un fenomeno, quello del sovraffollamento delle carceri e delle difficili condizioni di vita negli istituti penitenziari, che, purtroppo, non risparmia il Lazio e che è diventato una vera e propria emergenza. Allarma, in particolare, il numero dei suicidi che rappresenta solo la punta dell’iceberg di un disagio diffuso, di una pena ridotta troppo spesso alla pura e semplice funzione di allontanamento del reo dal contesto sociale senza però una prospettiva di rinascita. Per questo, mi sono fatta promotrice di un tavolo di lavoro interistituzionale, che sarà convocato nelle prossime settimane, che coinvolga il Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria, il Garante dei detenuti, le Asl e le associazioni che operano negli istituti penitenziari, per elaborare un Piano regionale di prevenzione dei suicidi negli istituti penitenziari. Ogni suicidio in carcere è una sconfitta per tutti e dobbiamo mettere in campo ogni iniziativa per spezzare questa catena di gesti estremi». «Prendersi cura dei detenuti significa anche migliorare le condizioni di vita di chi è chiamato alla custodia dei rei. Il fatto che il numero di suicidi tra gli agenti penitenziari sia molto alto non è un caso – conclude l’assessore -. Lavorare in un carcere, dove le persone detenute dovrebbero essere 300 e, invece, sono il doppio, comporta un carico di lavoro e problemi da gestire molto complessi, a fronte di organici ridotti e provati. La nostra attenzione è rivolta tanto ai detenuti quanto agli agenti di polizia penitenziaria. Garantire la dignità delle persone detenute e di chi è chiamato alla custodia deve essere una priorità».