di Marco Gubetti
CIVITAVECCHIA – Ieri sera a Civitavecchia, nella splendida cornice della Cittadella della Musica, è andata in scena la prima tappa del tour del Premio Strega Poesia. Si tratta di un vero e proprio piccolo giro d’Italia che porterà i cinque finalisti della sezione lirica del prestigioso premio letterario in diverse città. A presentare c’era la bella e brava Margherita Schirmacher, che ha introdotto la serata insieme al sindaco di Civitavecchia, Marco Piendibene. “Per la nostra città – ha spiegato il primo cittadino -, da sempre vista e vissuta principalmente come centro industriale, il Premio Strega diventa l’occasione per trovare una dimensione diversa e più profonda”. Poi è arrivato il momento dei cinque candidati alla vittoria finale, che – intermezzati dalle struggenti musiche di Antonio Petronio e della sua fisarmonica – hanno letto alcuni passi delle loro poesie. Gian Maria Annovi ha portato un brano molto crudo tratto dalla sua raccolta “Discomparse” (Edizioni Aragno), una lirica che in realtà molto si avvicina a una sceneggiatura cinematografica, dove un’anziana e la sua badante stanno una di fronte all’altra senza capirsi. A seguire è stato il turno di Daniela Attanasio con “Vivi al mondo” (Vallecchi) che ha letto alcune poesie dove piccole sensazioni passeggere vengono catturate e amplificate su carta e dove i toni scuri prevalgono sulla luce. Sulla stessa linea anche la poesia di Roberto Cescon che ha presentato alcuni passi tratti dalla raccolta “Natura” (Stampa 2009), dove – forse ancora più che nella poetica dell’Attanasio – manca lo spazio per qualsiasi trascendenza e questo mondo e la sua finitezza appaiono insuperabili. Con Stefano Dal Bianco e la sua raccolta “Paradiso” (Garzanti) si resta immersi nella natura, che però in questo caso non è altro che un riflesso di qualcosa di più grande che la trascende e la accende. A chiudere Giovanna Frene che con “Eredità ed Estinzione” (Edizioni Donzelli) si è messa all’incrocio tra poesia e storia con al centro la fine dell’Impero romano e dunque il disfacimento della prima civiltà pienamente occidentale. Quello della Frene è uno stimolante crossover di generi che – a differenza degli altri autori – mette in moto prima il cervello e piano piano arriva anche al cuore.