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    15 Luglio 2024
    Spagna campione d’Europa 24: riflessioni, analisi e sfumature della notte di Berlino

    La Spagna è campione d’Europa 2024. Lo fa meritatamente, al termine di una cavalcata che non ammette repliche. Lo fa vincendo tutte le sette gare del torneo, vincendo bene il nostro raggruppamento, eliminando in ordine tutte le potenze della parte più forte del tabellone, dai padroni di casa della Germania alla semi con un’altra delle favorite, la Francia. In finale chi doveva ribaltare la maledizione, chi doveva riscattare una storia trentennale, chi era arrivata fino in fondo con un percorso mozzafiato, fatto di montagne russe, decisamente emozionale. E invece l’Inghilterra se ne torna a casa ancora con un mucchio di mosche e, per stessa ammissione di capitan Kane, farà male per molto tempo. A decidere la sfida è chi non t’aspetti, Oyarzabal, falso nueve per eccellenza, attaccante di scorta, inserimento e spaccata al tramonto prima del multiplo salvataggio sulla linea che chiude definitivamente speranze di Tre Leoni mai domi, fino all’ultimo respiro. 2-1 a Berlino e cielo stavolta tutto per le Furie Rosse, che hanno ricostruito, eccome. Presente e futuro. Al primo anno di ritorno a grandi livelli la Spagna alza, torna a vincere. E lo fa coi dettami della sua tradizione, quella del nuovo millennio, rievocando gli anni migliori: palleggia, tesse, centrocampo dominante. E Rodri, perno assoluto, il più forte e vincente al mondo in quel ruolo, si candida adesso sì seriamente per il prossimo Pallone d’Oro. Una macchina perfetta, col corpo centrale ad allargare per gli arti esterni, le braccia, due braccia destinate a dominare il calcio europeo per il prossimo decennio: Nico che timbra, Yamal da record. Ad alzare la coppa dopo mille polemiche e tensioni col suo paese stavolta è Morata, quell’Alvaro direzione milanista. Dall’altra parte quel sogno che resta tale, inesorabilmente, ancora una volta. La sfera non torna a casa, resta a Berlino. Anzi, va a Madrid. L’ennesima maledizione che capitan Kane incarna più d’ogni altra iconografia. Così come il suo allenatore, Gareth Southgate, adesso chiamato a sceglier il suo futuro. Stavolta servirà un digestivo particolarmente forte, per mandar giù. La storia resta la stessa, ancora e ancora.