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    Politica
    17 Luglio 2024
    Dopo l’addio di Civitavecchia alla Porta d’Italia, Tidei bacchetta Piendibene: “Errore gravissimo, auspico un referendum”

    SANTA MARINELLA (RM) – Un piddino dissidente. Così si potrebbe definire Pietro Tidei, sindaco di Santa Marinella, che ha combattuto – e continua a combattere – la battaglia per arrivare alla provincia del Litorale nord di Roma nonostante tutto il resto del suo partito sia graniticamente contro. E così, dopo che ieri mattina la nuova maggioranza a trazione Pd-Cinquestelle del nuovo Consiglio comunale di Civitavecchia ha revocato la delibera di adesione la progetto della Porta d’Italia (che era sta votata soltanto tre mesi fa dalla vecchia assemblea guidata dal centrodestra), Tidei ha deciso di esternare tutto il suo disappunto e non le ha certo mandate a dire al neosindaco della città portuale. “Dopo 40 anni che anche il Pd rincorreva l’idea della nascita della provincia – scrive Tidei nella sua nota diffusa ieri in serata – e dopo che finalmente anche il Comune di Fiumicino (non avendo prima le possibilità) aveva deciso di staccarsi dall’egida di Roma e di Città metropolitana, Civitavecchia, invece di cogliere  un’importante opportunità, per esigenze esclusivamente partitiche si è tirata indietro.  Una decisione sbagliata perché il far parte di una nuova provincia avrebbe favorito un omogeneo sviluppo di questo territorio e tutti i comuni appartenenti a questo nuovo ente locale che si potrebbe definire bipolare che avrebbe ruotato attorno alle due località di Fiumicino e Civitavecchia. Due città dalle immense potenzialità  dal momento che sono sedi del più grande aeroporto internazionale d’Italia e del primo porto crocieristico d’Europa. Questo senza contare  tutte le infrastrutture che sarebbero potute sorgere sempre su questo  territorio e sì, mi riferisco a uffici provinciali essenziali quali Inps, Prefettura e Questura. Uffici che finalmente sarebbero stati più vicini anche logisticamente a cittadini e utenti. E  l’elenco potrebbe essere ancora lungo e includere gli uffici, ad esempio alla Motorizzazione Civile, gli sportelli  per le richieste di invalidità  civile che obbligano tantissimi cittadini a recarsi con i disagi che ne conseguono nella Capitale. Avremmo potuto dotare il territorio della nuova provincia di tutte quelle strutture  facilmente raggiungibili dai comuni attraverso l’autostrada, la via Aurelia e la linea ferroviaria, evitando il pendolarismo verso Roma in uffici spesso al collasso. Non riesco a capire per quale reale motivo si sia arrivati a compiere questo passo, tanto più che ricordo che anche il Movimento Cinque Stelle, con l’ex sindaco Cozzolino, aveva adottato una delibera per uscire dalla Città Metropolitana. Ora cosa è successo,  perché hanno rinnegato quella decisione? La nuova provincia avrebbe portato nuovi posti di lavoro e sviluppo economico e occupazionale. Avrebbe dato centralità e dignità a un territorio che oggi è marginale e fagocitato da altre città dell’hinterland romano e dalla stessa Capitale. Abbiamo appreso che alcuni cittadini si stanno muovendo per promuovere un referendum, mi auguro che tale iniziativa vada avanti e che liberamente  Civitavecchia  possa scegliere sulla base dell’ esito di una consultazione referendaria. Al di là di questo, ricordo ancora, come già riportato nella lettera sottoscritta dai colleghi Landi, Bentivoglio e Grando, che  la nuova Provincia  avrebbe anche incrementato il suo potere contrattuale al cospetto di Stato e Regione e avrebbe potuto offrire a tutti i cittadini  anche la realizzazione di un nuovo plesso ospedaliero o universitario  e garantire una gestione più accurata del suolo e dell’ambiente. Al contrario ora si rischia di perdere per sempre tutte queste opportunità e, a mio personale avviso, al di là degli schieramenti ideologici e partitici, si sta compiendo un gravissimo errore”.